L'avvento della Vigilanza unica sta coincidendo con un'altra fase acuta della crisi economica. L'Unione bancaria è un sogno come quella monetaria, eppure il nuovo sistema di...
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«Proteggeremo l'euro», ha detto giovedì 20 Mario Draghi, rievocando quel «whatever it takes» (qualunque cosa serva) del luglio 2012. Il giorno prima il banchiere ha sferzato i governi a «fare le riforme, altrimenti la ripresa è a rischio». D'altro canto la fragilità della ripresa è il mood condiviso dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan che l'ha messo nero su bianco nella lettera a Bruxelles.
Sullo sfondo c'è sempre il bazooka dell'acquisto di titoli di stato sul mercato (quantitative easing): quest'arma è stata brandita daccapo venerdì scorso e le Borse si sono galvanizzate. L'aspettativa di intervento massiccio di Francoforte viene ritenuta una delle cause del ribasso del rendimento dei btp a dieci anni al 2,21%. Ma come: iIl debito pubblico salirà dal 127,9% del pil di fine 2013 al 132,2% di fine 2014, secondo le stime della Commissione Ue e il rendimento dei titoli di stato scende ai minimi storici? E' uno dei paradossi di un ginepraio di difficile interpretazione se si considera che i titoli bancari non godono di tanto apprezzamento sul mercato nonostante abbiano in pancia 425 miliardi di bot e btp. Perchè? La Bce di Draghi punta a stimolare il credito tramite un'espansione di bilancio di circa un trilione di euro. Le misure già varate però, potrebbero non essere sufficienti. La Bce acquisterà solo tranche senior di abs per circa 200 miliardi e lo shopping di covered bond non superare i 40 miliardi: se si aggiungono i due Tltro (finanziamenti alle banche a tassi stracciati), il bilancio della banca centrale crescerà (al massimo) di 550 miliardi. Per questo è probabilmente inevitabile che gli acquisti vengano allargati ai titoli governativi sulla scia di Fed e Banca del Giappone. Al di là degli annunci, però, per premere il grilletto è auspicabile che in Bce ci sia l'unanimità che finora è mancata: il capo della Bundesbank Jens Weidmann si è messo di traverso, trovando la sponda di un paio di colleghi nordici. Quindi difficilmente Draghi potrà agire prima di marzo-giugno 2015, dopo aver verificato l'impatto delle misure già adottate. Nel frattempo, ed è il succo della missione romana, si adopererà per ricostituire un clima di fiducia tra i vari paesi che abbia premio sulle diversità e differenze che pure esistono.
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Il Gazzettino