LA SENTENZA BELLUNO Quattro anni di reclusione con quindicimila euro di risarcimento

LA SENTENZA BELLUNO Quattro anni di reclusione con quindicimila euro di risarcimento
LA SENTENZABELLUNO Quattro anni di reclusione con quindicimila euro di risarcimento per aver violentato sessualmente la donna che ospitava, un'immigrata, all'epoca dei fatti,...

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LA SENTENZA
BELLUNO Quattro anni di reclusione con quindicimila euro di risarcimento per aver violentato sessualmente la donna che ospitava, un'immigrata, all'epoca dei fatti, irregolare. Ad emettere la sentenza a carico del 46enne congolese, Saer Ngot Kikhoug, è stato il collegio presieduto dal giudice Antonella Coniglio. Il pubblico ministero Simone Marcon aveva chiesto una condanna a cinque anni e sei mesi di carcere. La parte civile, con l'avvocato Cristiana Riccitiello, aveva chiesto un risarcimento di venticinque mila euro. I difensori dell'imputato, l'avvocato Antonio Prade e il collega Domenico Carponi Schittar, avevano invece puntato all'assoluzione. Ieri nel corso delle repliche l'avvocato Prade ha provato a dare un'altra immagine del suo assistito: «Buono, mite, generoso, un volontario che ha smesso di fare volontariato dopo che gli è stata rivolta un'accusa così infamante». Dopo la sentenza la vittima, che aveva ricevuto ospitalità dall'uomo, e che era irregolare sul territorio italiano, è scoppiata in un pianto liberatorio. In aula era stato proprio Saer Ngot a raccontare la sua versione dei fatti: «La relazione con lei è iniziata a febbraio 2016 - ha spiegato alla Corte - una convivenza con rapporti intimi e consensuali. Non c'è stato nessun rapporto violento. Non ho mai chiesto soldi per l'affitto perché c'era un rapporto tra di noi, punto, l'ho conosciuta a dicembre 2015. A metà febbraio si è trasferita a casa mia. Aveva la sua camera. È rimasta da me fino a metà maggio». È a questo punto che il Pubblico ministero, Marcon, aveva chiesto conto di uno degli episodi contestati quando, a febbraio di quell'anno, lui sarebbe entrato in bagno e l'avrebbe palpeggiata. «È vero che dopo essersi introdotto in bagno l'avrebbe palpeggiata e costretta ad un rapporto orale in corridoio?» «No è stato tutto consensuale» la replica dell'uomo. I fatti sarebbero avvenuti tra gennaio e aprile del 2017 nell'abitazione di Belluno.

(a.zam.)
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Il Gazzettino