LA SCUOLA PADOVA «Lunedì ci confronteremo con le due classi coinvolte,

LA SCUOLA PADOVA «Lunedì ci confronteremo con le due classi coinvolte,
LA SCUOLAPADOVA «Lunedì ci confronteremo con le due classi coinvolte, vogliamo capire quale strategia adottare». Si esprime così Lorenza Bianchini, la vicepreside...

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LA SCUOLA
PADOVA «Lunedì ci confronteremo con le due classi coinvolte, vogliamo capire quale strategia adottare». Si esprime così Lorenza Bianchini, la vicepreside dell'Istituto Ruzza, la scuola finita al centro dell'attenzione per l'episodio dello spray al peperoncino.

«Per il momento non sono state prese decisioni aggiunge la vicepreside - Purtroppo non possiamo nemmeno contare sul reggente, perché è scaduto il suo mandato. Essendo senza dirigente, è difficile prendere i provvedimenti del caso».
La prossima settimana, dunque, verrà chiarita la situazione. «Il fatto non è da sottovalutare ha specificato la professoressa Bianchini - ma attorno alla notizia è stato creato un clamore eccessivo. Credo che sia importante comunicare, ma bisogna farlo conoscendo i fatti e senza creare casi. Quando si parla di ragazzi, è meglio smorzare i toni. Con questo non voglio smontare la gravità dell'accaduto, ma non pensavo ne uscisse una cosa di questo genere». Venerdì mattina, tra le dieci e le undici, qualcuno ha spruzzato dello spray al peperoncino tra la palestra e gli spogliatoi del complesso scolastico facendo finire alunni e insegnanti al Pronto soccorso. Sembra che alcune studentesse siano solite avere lo spray nello zaino per difendersi da potenziali aggressioni nel tragitto tra casa e scuola.

«La disinformazione su questi oggetti è totale, c'è un problema di educazione e di consapevolezza - ammette Alessandro De Carlo, presidente dell'Ordine degli psicologi di Padova - Sicuramente c'è un problema educativo, una mancanza di rispetto, un non rendersi conto di cosa possano portare certi atteggiamenti. La statistica non mente: possedere armi, aumenta il numero di reati. Lo spray al peperoncino non può essere considerato una vera e propria arma, ma il principio è lo stesso. Se metti in mano questo oggetto, soprattutto ai più giovani, aumenta il rischio sociale. Sarebbe bene avviare una campagna informativa sul tema, coinvolgere i ragazzi in lezioni specifiche sulla sicurezza».
Elisa fais
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Il Gazzettino