LA SCOMPARSA Nel titolo del suo ultimo romanzo (appena uscito per le edizioni

LA SCOMPARSA Nel titolo del suo ultimo romanzo (appena uscito per le edizioni
LA SCOMPARSANel titolo del suo ultimo romanzo (appena uscito per le edizioni Golem) c'è tutto Umberto Lenzi, (nella foto nel tondo) amante dei generi più popolari, sarcastico...

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LA SCOMPARSA
Nel titolo del suo ultimo romanzo (appena uscito per le edizioni Golem) c'è tutto Umberto Lenzi, (nella foto nel tondo) amante dei generi più popolari, sarcastico fino all'autoironia. Si parte dalla pagina scritta nel ricordare Umberto Lenzi, nato a Massa Marittima il 6 agosto 1931 e scomparso ieri a Ostia dove da tempo viveva in una casa di riposo. Fin da giovanissimo, a Massa Marittima, il cinema aveva invaso la sua immaginazione distogliendolo dagli studi di giurisprudenza che avrebbe abbandonato per iscriversi al Centro Sperimentale di Cinematografia dove si diploma nel 1956. Scopre il suo vero talento di regista del giallo nel 1966 quando, ispirandosi a un fumetto di grande successo, dirige con occhio attento alla pop art il fortunatissimo «Kriminal» che resta oggetto di culto.

FILM DI CASSETTA
Tre anni dopo, vara il genere «thriller dei quartieri alti» (la definizione è sua) con un gruppo di lavori che sfruttano un'icona di Hollywood come Carrol Baker, il meglio del talento teatrale italiano (per lui lavorano signore della scena come Tina Lattanzi, Rossella Falk, Anna Proclemer) e ottenendo i riconoscimento del pubblico internazionale da «Così dolce così perversa» a «Orgasmo» e «Paranoia» fino al successivo «Spasmo» (forse il suo capolavoro). Il suo nuovo territorio confina con l'astro nascente di Dario Argento, il mestiere di Lucio Fulci, la lezione di Mario Bava.
Talento irrequieto, frequenta il genere cannibalistico in coppia con Ruggero Deodato, l'avventura bellica, il poliziottesco e pigmalione di due star del genere: Maurizio Merli e Tomas Milian. Sono gli anni 70 di «Milano odia: la polizia non può sparare» (1974), «Roma a mano armata» e «Napoli violenta» (1976) fino a «Il trucido e lo sbirro».
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Il Gazzettino