LA SCISSIONE BELLUNO Nessun picco nelle vendite di trolley. Nel Pd bellunese

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LA SCISSIONE

BELLUNO Nessun picco nelle vendite di trolley. Nel Pd bellunese nessuno ha fatto la valigia per traslocare nel nuovo partito di Matteo Renzi. Non lo ha fatto l'unico parlamentare Dem, Roger De Menech, rottamatore della prima ora, non lo ha fatto Monica Lotto, segretaria provinciale del Partito Democratico (ex Ds). Neppure tra gli amministratori locali, Paolo Vendramini, Lillo Trinceri, Alessandro Del Bianco o Sebastiano Casoni, per citarne alcuni, sarebbe emersa (stando alle dichiarazioni della segretaria) la volontà di salire nel treno di Matteo Renzi. La partenza del vecchio leader rappresenta comunque un mezzo terremoto e gli echi dello scossone romano arrivano anche in provincia. Per questa ragione la strategia della numero uno del partito in provincia è chiara: guardarsi in faccia e dialogare. Questo venerdì era già in programma un'assemblea a Feltre che può essere l'occasione per chiarirsi le idee assieme: «Abbiamo deciso, visto che si tratta di un circolo numeroso - spiega Lotto - di aprirlo a chi volesse partecipare. La settimana successiva ci sarà anche l'assemblea provinciale al termine degli incontri che sono stati convocati nei circoli». Insomma c'è bisogno di contarsi e di capire quanto profonda possa essere la scissione. Renzi è stato presidente del consiglio, il segretario in una stagione di profondo cambiamento ma è stato soprattutto presente in questo territorio, con una ripetuta serie di visite ufficiali. Facile immaginare che anche nel territorio qualcuno possa scegliere di seguirlo. Al momento però nella segreteria provinciale sono tranquilli. «Io ho creduto nel progetto iniziale di un partito plurale, democratico e aperto - prosegue Lotto - per questa ragione oggi non me ne vado. Lo spirito con cui resto è quello di alimentare il dibattito interno, Convinta che si tratti uno strumento utile per il Paese». «Nel momento in cui Matteo Renzi decide di cambiare strada, io scelgo di restare» è l'incipit di un lungo post di Roger De Menech sulla sua decisione.

Andrea Zambenedetti
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Il Gazzettino