La Russia ritenuta colpevole del tentativo di manipolare il voto di novembre negli Usa

La Russia ritenuta colpevole del tentativo di manipolare il voto di novembre negli Usa
Washington parte al contrattacco contro Mosca. L'amministrazione americana ha annunciato ieri un nuovo giro di vite contro la Russia, colpevole di aver cercato di manipolare le...

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Washington parte al contrattacco contro Mosca. L'amministrazione americana ha annunciato ieri un nuovo giro di vite contro la Russia, colpevole di aver cercato di manipolare le elezioni presidenziali dello scorso novembre violando la posta elettronica dei leader democratici. Il dipartimento di Stato fa i nomi di cinque operativi dell'intelligence russa Gru direttamente implicati nella pirateria cibernetica, che si aggiungono ora alla lista dei russi colpiti individualmente da sanzioni.

Trentacinque diplomatici sono dichiarati persona non grata e saranno espulsi dagli Usa entro 72 ore; tre società russe saranno bandite dal suolo americano e due sedi operative del governo russo: una nel Maryland e una a New York, saranno chiuse. L'Fbi pubblicherà un rapporto sull'inchiesta appena conclusa che includerà informazioni dettagliate sulle responsabilità individuali.
La reazione di Mosca è attesa e data per scontata: altri diplomatici americani saranno espulsi nelle prossime ore nel primo scambio di ostilità che definisce il nuovo fronte di guerra tra le due potenze: la rete Internet. Obama ha agito facendo leva su un altro ordine esecutivo dell'aprile 2015 che regola le risposte ad attacchi cibernetici, e autorizza il presidente ad agire in emergenza con poteri speciali. Innegabili sono però le implicazioni strategiche di una misura adottata così a ridosso della scadenza del suo mandato. Con le nuove sanzioni il presidente uscente cementa il giudizio sulla colpevolezza dei russi nell'aver manipolato le elezioni americane in favore di Trump, e procura un primo imbarazzo al suo successore.
Inoltre, Obama mette il nuovo leader americano di fronte all'alternativa scomoda di convalidare le sanzioni o cancellarle. Nel primo caso Trump piegherebbe il capo di fronte ad una posizione che non condivide, e che potrebbe troncare sul nascere l'ambizione di cooperare con Putin.
Nel secondo si troverebbe a fornire nuovo materiale di accusa a chi lo considera filo moscovita, e a chi si prepara a disputare la conferma di Rex Tillerson a capo della segreteria di Stato, per via dei passati rapporti commerciali che lo legano all'oligarchia russa.

Obama non può comunque essere tacciato di opportunismo. La sua condanna dell'operato degli hacker russi è stata costante a partire dall'ultima fase delle elezioni, quando le rivelazioni compromettenti sulla posta privata dei leader democratici si susseguivano a ritmo incalzante. Nel discorso di fine anno il presidente uscente aveva rivelato il coinvolgimento personale di Vladimir Putin nelle azioni di pirateria cibernetica, e aveva annunciato le ritorsioni. «Quando uno stato straniero cerca di interferire con il nostro processo democratico - aveva detto - la reazione americana è inevitabile. In parte sarà eseguita in modo esplicito, e in parte no. Ma lo stesso Putin sa che le misure sono in arrivo, perché io sono stato molto franco con lui a proposito». Putin fino a ieri non aveva dato segno di aver recepito il messaggio. I comunicati del Cremlino continuavano ad ammonire l'America contro la tentazione di «disseminare disinformazione per nascondere l'imbarazzo successivo alla sconfitta elettorale» dei democratici, e minacciavano contromisure adeguate. Sulla stessa linea il nuovo presidente americano Donald Trump che domenica dalla soglia della sua villa in Florida aveva detto: «È tempo di lasciarci alle spalle questa polemica. Il reame dei computer è molto complesso e impossibile da districare quando si cercano responsabilità individuali».
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Il Gazzettino