La rivoluzione green della Ue

La rivoluzione green della Ue
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LA SVOLTA
BRUXELLES Palazzo Berlaymont, il quartier generale della Commissione europea, si illumina di verde per dare il benvenuto al maxi-pacchetto che mette in pratica le ambizioni e gli obiettivi del Green Deal: è il Fit for 55, la proposta presentata ieri dall'esecutivo Ue con l'indicazione di una serie di misure per ridurre del 55% le emissioni di Co2 entro il 2030 (rispetto ai valori del 1990). Tappa intermedia per fare dell'Europa il primo continente a raggiungere la neutralità climatica nel 2050. Il Fit for 55 si compone di dodici fra regolamenti e direttive di nuova introduzione o da modificare per adattarli ai target della rivoluzione verde Ue, più un documento strategico su foreste e biodiversità. Uno tsunami legislativo che adesso dovrà incanalarsi nei difficili sentieri del processo politico Ue e che, al tempo stesso, sarà monitorato da vicino da tutti i comparti industriali interessati. Come messo in luce da una bozza di valutazione dell'impatto sulle aziende italiane redatta dalla diplomazia del nostro Paese, la preoccupazione è che alcuni obiettivi del Green Deal possano colpire interessi strategici dell'industria tricolore. Intanto, stando alle griglie aggiornate a ieri, al nostro Paese è richiesto di ridurre le proprie emissioni nocive del 43%, + 10% rispetto al precedente target.

Tra le misure contenute nel piano confermata la graduale eliminazione delle automobili a diesel e benzina, che entro il 2035 dovranno essere rimpiazzate sul mercato da vetture a zero emissioni. Per l'elettrico occorrerà creare nuove stazioni di ricarica, anche attraverso i fondi del Recovery Plan: secondo i tecnici Ue ce ne vorrà una ogni 60 chilometri in autostrada, ma per il momento il 70% delle infrastrutture esistenti si trova tra Germania, Francia e Paesi Bassi.
LE MISURE
Nei piani di Bruxelles c'è pure il raddoppio della quota di rinnovabili nel mix energetico e l'introduzione di un prelievo alla frontiera sulle importazioni di beni extra-Ue prodotti con metodi inquinanti (dai fertilizzanti all'acciaio): la carbon tax potrebbe generare fino a 10 miliardi di euro ogni anno. E poi ancora piani per la diffusione di biocombustibili, aumento della tassazione sui carburanti fossili (si stima un incremento di 2-3 centesimi al litro alla pompa di benzina) e parallela riduzione delle imposte sull'elettricità, oltre che un'estensione anche al riscaldamento domestico, al trasporto su gomma, all'aviazione civile e al settore marittimo del sistema delle quote di emissioni di Co2 secondo il principio del chi inquina paga. A corredo, la Commissione propone l'istituzione di un fondo sociale (70 miliardi in 7 anni) che non faccia pagare il costo della transizione ecologica alle famiglie a basso reddito e con cui cofinanziare incentivi nazionali per la riqualificazione energetica di edifici e l'acquisto di auto elettriche.

«L'economia dei combustibili fossili ha raggiunto i suoi limiti. Occorre muoversi verso un nuovo modello innovativo, caratterizzato da energia pulita e economia circolare», ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Le proposte sono adesso sul tavolo, ma la battaglia politica è appena cominciata. Non ne fa mistero Frans Timmermans, il numero due di von der Leyen responsabile del Green Deal: «Chiederemo molto ai nostri cittadini e alle nostre industrie. Ma lo faremo per una buona causa». Ci vorranno anni prima che gli europarlamentari e i ministri degli Stati membri del Consiglio si mettano d'accordo e le proposte diventino legge.
Gabriele Rosana
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino