LA RIVOLTA ODERZO Dopo l'ex caserma Serena il Covid-19 entra anche alla Zanusso.

LA RIVOLTA ODERZO Dopo l'ex caserma Serena il Covid-19 entra anche alla Zanusso.
LA RIVOLTAODERZO Dopo l'ex caserma Serena il Covid-19 entra anche alla Zanusso. E come alla Serena scatena un mix di problemi che non sono soltanto sanitari, con 5 contagi già...

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LA RIVOLTA
ODERZO Dopo l'ex caserma Serena il Covid-19 entra anche alla Zanusso. E come alla Serena scatena un mix di problemi che non sono soltanto sanitari, con 5 contagi già conclamati. I richiedenti asilo non vogliono sottoporsi ai tamponi. «Non vogliamo farli perchè non possiamo andare a lavorare» urlano. E per ribadirlo inscenano una protesta in piazza davanti alla caserma, amplificando i rischi di una diffusione su larga scala. La popolazione reagisce con rabbia e preoccupazione. Il risultato è che la Prefettura interviene d'imperio e mette l'intera caserma in quarantena, cordonata e controllata a vista dalle forze di polizia: i 175 ospiti adesso non potranno più muoversi. Ma la tensione, dentro e fuori quelle quattro mura, è densa e palpabile.

L'ALLARME
Dal suo ufficio a Ca' Diedo la sindaca Maria Scardellato da venerdì è in stretto contatto con gli uffici del governo territoriale e con la Nova Facility che gestisce la struttura. «La preoccupazione c'è e l'abbiamo tutti. Ciò che più mi assilla -ribadisce- non è tanto la possibile diffusione del contagio, perchè il posto è ben presidiato, bensì che insorga ancor più ansia nei cittadini. Dobbiamo stare tranquilli e vivere normalmente. Se facessimo il tampone a cento di noi, probabilmente ne uscirebbero dei positivi. Motivo per il quale dobbiamo usare le mascherine e mantenere le distanze. Alla caserma Serena, dove c'erano dei casi positivi, nel giro di 15 giorni si sono tutti negativizzati e il problema si è risolto da solo. Succederà anche qui, dobbiamo esserne consapevoli ed evitare che la paura prenda il sopravvento». Partendo da questi basi la sindaca ha seguito passo passo le trattative con i migranti che solo nel primo pomeriggio di ieri si sono convinti ad abbandonare la protesta sul piazzale della vecchia caserma e a rientrare nel centro sospinti dall'invito degli operatori e delle forze di polizia ad indossare le mascherine e a rispettare le misure di prevenzione. Ma già venerdì, con la marea montante della protesta ormai alle porte, i carabinieri erano dovuti intervenire in forze e la loro presenza aveva allarmato più di qualche opitergino. Ieri mano a mano che si è diffusa la notizia dei 5 migranti positivi al Covid-19, molti cittadini hanno espresso sdegno e timore per il rifiuto dei migranti a sottoporsi al tampone. «Ma come -dicono- da noi i datori di lavoro dispongono i test per tutti i dipendenti e ci sono state decine di persone che li hanno effettuati su base volontaria, pagando di tasca propria. Loro invece si rifiutano. È una questione di sanità pubblica, considerato che diversi migranti lavorano all'esterno». Inutile dire che c'è parecchio timore.
FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI
La Scardellato punta molto sull'organizzazione e i risultati raggiunti da prefettura e azienda sanitaria per contenere il virus. «L'esperienza di quanto è accaduto alla Serena ci dice che dobbiamo fidarci di chi sta gestendo la situazione. Qui la protesta c'è stata sì, ma senza colluttazioni o violenze. Se questi migranti si impuntano non cade il mondo, rimarranno chiusi per 15 giorni. È chiaro che non lo vogliono fare per timore di non poter più uscire, un motivo che non è giustificabile. Manca quella parte di educazione civica che ci dice di comportarci in modo da non danneggiare gli altri». «Poi -riprende- l'Usl 2 in questo periodo ha fatto un lavoro pazzesco per organizzare la gestione delle scuole dove è molto più difficile mantenere le distanze. saprà gestire brillantemente anche questa situazione».
IL FUTURO DELL'HUB

Quanto al futuro del centro di accoglienza la Scardellato si lascia andare a una battuta: «Se questo fosse motivo per fare in modo che non ne arrivino degli altri... Comunque sono in stretto contatto con il prefetto, mi ha sempre detto che ci sarebbero stati nuovi arrivi e così è stato. Per giungere alla chiusura della caserma deve terminare il percorso della definizione di stato di rifugiato o meno. In ogni casi erano 211 a luglio, ora sono 170, dobbiamo attendere con pazienza. In questo periodo ho visto indicazioni del governo che hanno condizionato ogni parte della nostra vita, ma non ho visto una riga su ciò che doveva essere fatto o non fatto nei centri di accoglienza. Invece il governo deve dare indicazioni e mezzi per intervenire».
Annalisa Fregonese
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Il Gazzettino