La rinascita dell'Abbazia simbolo dell'indipendenza

La rinascita dell'Abbazia simbolo dell'indipendenza
LA STORIAStava per diventare un rudere. Ora la Vangadizza, la più antica abbazia di terra del Veneto invece è quasi interamente risorta. Nata a metà del X secolo - nel centro...

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LA STORIA
Stava per diventare un rudere. Ora la Vangadizza, la più antica abbazia di terra del Veneto invece è quasi interamente risorta. Nata a metà del X secolo - nel centro rodigino che ora si chiama Badia Polesine - è anche uno di simboli storici dell'indipendenza veneta. Perchè Paolo Sarpi difese proprio la Vangadizza contro il Vaticano e contro Papa Paolo V che aveva lanciato un interdetto verso la disubbidiente Serenissima, invitando (inutilmente) tutti i religiosi a non praticare più i sacramenti a Venezia. Il Papa avrebbe voluto anche mettere a capo della ricca Abbazia un suo parente; ma Sarpi difese tenacemente il diritto dei monaci a nominare il proprio priore, sostenendo anche che i processi si dovessero tenere nel territorio dove la disputa nasce; e non a Roma come chiedeva il pontefice.

15 ANNI DI LAVORI
Impastati di millenni, memorie, documenti antichi e modernità del riuso - dopo quasi 15 anni di restauri adesso monastero, chiostro e le strutture vicine stanno ritornando alla bellezza di un tempo. Tutto grazie ai quasi tre milioni di euro della Regione del Veneto; e del Comune di Badia Polesine che, nel 1985, decise di ricomprarsi Vangadizza, la sua Abbazia. Recuperammo così anche la tela del veronese Giovanni Francesco Caroto ricorda Paolo Aguzzoni, ora conservatore dell'archivio storico di Badia, duemila documenti di rara bellezza - un cenacolo di forte ispirazione leonardesca.
Dopo il passaggio in mano ai francesi della famiglia D'Espagnac, nel 1797, la chiesa crollò in parte e l'intera struttura stava degradandosi. Si è fatto un gran lavoro di collaborazioni tra tecnici e amministrazioni al quale mancano alcuni passi - spiega l'architetto Ettore Vio, per oltre trent'anni proto di San Marco, che dal 2002 segue i lavori della Vangadizza - Perché l'Abbazia ritorni agli antichi splendori mancano solo alcuni finanziamenti, non certo i progetti quasi tutti completati.
Non tantissimi euro a dire il vero, poco più di un milione e mezzo, per completare il restauro della manica lunga , della biblioteca, e gli spazi per la storia del territorio: anche qui servirà lo sforzo di Regione, Comune; e Fondazione Cariparo, che ha già curato conservazione e restauri a Badia.
LE BOTTEGHE
Siamo andati a vedere la Vangadizza, luogo che dovrebbe essere inserito tra i dieci imperdibili siti medievali della Regione: passando tra i prati traboccanti di rose nel parco dedicato al grande designer Bruno Munari un vialetto porta all'edificio affiancato al chiostro e sette botteghe artigiane ricavate nell'antica struttura. Una è condotta da un raffinato gelataio che cura il giardino comune come un monaco zen. Ho visto alcune delle pagelle di Munari delle elementari ci dice Paolo Aguzzoni - voti bellissimi: trascorse l'infanzia a Badia dove i suoi gestivano un albergo.
ABBAZIA APERTA
L'Abbazia ospita già mostre di studenti, convegni e incontri culturali. Ma la vera vita tornerà in questi luoghi quando, come ricorda il giovane sindaco Giovanni Rossi, i lavori di restauro del museo comunale saranno completati, nel 2019. E gli ampi spazi destinati dal progetto iniziale ad un'enoteca con parco - all'interno dell'Abbazia si libereranno dalle centinaia di opere d'arte lì depositate in attesa dell'apertura del nuovo museo.
L'APPELLO
Perché la Vangadizza diventi davvero uno dei gioielli dell'architettura medievale veneta riprende l'architetto Vio mancano per gli ultimi lavori della biblioteca e dell'emeroteca, le rifiniture della loggia del chiostro, e della manica lunga. Il sindaco Rossi pare fiducioso e parla di una felice joint venture tra Comune, Fondazione Cariparo, Regione ed Ettore Vio: So che dovremmo fare ancora alcuni viaggi tra uffici e assessorati a Venezia e Padova per gli ultimi finanziamenti. Ma vogliamo finire il recupero di questo capolavoro.
REPUBBLICA VENETA

Vangadizza (Wangadiccia, secondo l'uso longobardo) fa riferimento alla parola vanga, simbolo della fertilità del luogo, affiancato da Adige e attraversato dall'Adigetto. Nel Medievo e per secoli poi questa area fu grande centro per i commerci anche internazionali che viaggiavano sull'acqua. Oggetto di grandi donazioni (X secolo) del duca Americo e della moglie Franca l'Abbazia ottenne possedimenti che andavano fino alla Lombardia e alla Toscana e una grande autonomia amministrativa e le parrocchie nelle zone non rispondevano ad alcun vescovo, solo all'Abate. Tutto dura fino al 1790, quando la Repubblica Veneta incamera i beni della Vangadizza e il tracollo avviene nel 1810: se ne impossessano i francesi e i monaci fuggono a Murano. La forte e laica Vangadizza adesso ora aspetta. La storia è passata di quei per millenni: le tracce di quei tempi non devono restare un cantiere dimenticato.
Adriano Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino