LA RICERCA VENEZIA È in cima alla lista dei siti patrimonio dell'umanità

LA RICERCA VENEZIA È in cima alla lista dei siti patrimonio dell'umanità
LA RICERCAVENEZIA È in cima alla lista dei siti patrimonio dell'umanità più a rischio a causa del cambiamento climatico. Triste primato per Venezia, in pericolo da qui al 2100...

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LA RICERCA
VENEZIA È in cima alla lista dei siti patrimonio dell'umanità più a rischio a causa del cambiamento climatico. Triste primato per Venezia, in pericolo da qui al 2100 sia per le inondazioni che per l'erosione. Stavolta a lanciare l'allarme, su Nature Communications, è un gruppo internazionale di ricercatori - delle università di Kiel, Southampton, Bournemouth e Sussexsu - che ha preso in esame 49 siti che fanno parte del Patrimonio Mondiale dell'Unesco sulle coste del Mediterraneo, di cui 15 in Italia.

Ebbene, mettendo insieme i modelli informatici sul cambiamento climatico e i dati relativi a ciascun sito, i ricercatori hanno stimato che 37 siti sono a rischio di subire un'inondazione nei prossimi 100 anni, mentre 42 rischiano a causa dell'erosione costiera già oggi. In particolare Venezia e la laguna, Ferrara e il delta del Po e gli scavi di Aquileia sono considerati tra i siti Unesco più a rischio nell'area mediterranea perché si affacciano sul Mar Adriatico settentrionale, dove alte mareggiate coincidono con l'innalzamento del livello del mare a livello regionale.
La ricerca analizza quattro possibili scenari, rispetto all'andamento delle emissioni di gas serra da qui a fine secolo. «Il rischio aumenterà ulteriormente entro il 2100, in particolare nella seconda metà del secolo, quando le proiezioni di innalzamento del livello del mare divergono notevolmente in base al rispettivo scenario. Pertanto, l'entità dell'aumento del rischio dipende in gran parte dagli sforzi globali di mitigazione nei prossimi anni» avvertono i ricercatori.

La ricerca cita più volte anche il sistema Mose che, una volta entrato in funzione, ridurrà il rischio di alluvioni, almeno fino al 2100, con lo scenario peggiore. Ma ne sottolinea anche rigidità e costi. «Queste barriere non interferiscono con l'apparenza di Venezia e il fragile ecosistema della laguna, purché non vengano sollevate frequentemente - avvertono i ricercatori -. Questo esempio illustra che, al fine di preservare il valore estetico di un sito, potrebbero essere necessarie misure di protezione molto costose. Un'alternativa alle misure di protezione rigida può essere l'uso di ecosistemi costieri come protezione morbida, basata sulla natura, attenuando i livelli dell'acqua e stimolando la sedimentazione in determinate località». Temi che in laguna si dibattono da sempre. E anche il gruppo di ricerca riconosce l'unicità del caso Venezia che «ha lottato con le acque di inondazione per secoli».
R. Br.
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Il Gazzettino