La ricerca espressiva di Fabrizio Plessi pone al centro della sua esplorazione immaginativa

La ricerca espressiva di Fabrizio Plessi pone al centro della sua esplorazione immaginativa
La ricerca espressiva di Fabrizio Plessi pone al centro della sua esplorazione immaginativa il sorprendente e suggestivo rapporto tra gli elementi naturali l'acqua, il fuoco, la...

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La ricerca espressiva di Fabrizio Plessi pone al centro della sua esplorazione immaginativa il sorprendente e suggestivo rapporto tra gli elementi naturali l'acqua, il fuoco, la luce, i mattoni, il legno, il marmo, il metallo, etc. - e la declinazione elettronica degli stessi.

La televisione, per mezzo della quale l'artista fa emergere la sconcertante dualità tra il reale e il virtuale, non è però un semplice strumento di elaborazione e trasmissione delle immagini ma, in molte sue opere, è invece anch'essa un concreto elemento creativo delle stesse.
Ecco perché nel suo caso penso in particolare ad una drammatica opera plastica come Bronx del 1985 - si può effettivamente parlare di video-scultura.
In questa prospettiva Fabrizio Plessi occupa un posto particolare e di grande rilievo per certi versi assonante con l'opera del grande Nam June Paik nella vasta esperienza internazionale della video arte.
A partire dai primi anni ottanta la strategia espressiva di Fabrizio Plessi appare già definita perché è evidente la sua intenzione di mettere in atto soprattutto grandi e complesse video installazioni destinate a spazi pubblici e museali.
Nel corso degli ultimi trent'anni realizza infatti, per citarne solo alcune tra le più significative, Bronx e Mare verticale, 1985; Roma, con le sue successive versioni, 1988; la serie degli Armadi, Cross e Materia Prima, 1989; Das Meereszimmer, 1990; Mare verticale, 2000, Waterfire, 2001, Prometeo nel 2003 e La flotta di Berlino nel 2004; Il flusso della ragione nel 2012 e, recentemente, Fenix Dna nel 2017, una straordinaria installazione all'interno del Teatro La Fenice a Venezia. L'operazione che Plessi mete in atto in queste grandi opere scavalca clamorosamente la dimensione tecnologica per giungere ad un evento artistico concluso e autosufficiente che proviene dall'accesa immaginazione di un artista sempre in bilico tra il reale e la sua rappresentazione virtuale.
A parte il ricorrente e forse ossessivo riferimento all'acqua e al fuoco, è interessante notare che nelle opere di Fabrizio Plessi un ruolo importante appartiene alla luce, al suono e alla musica.
L'utilizzo che egli fa dell'elettronica appare in effetti caratterizzato da una sorta di indicibile sentimento neo romantico che risulta decisivo nel coinvolgimento emotivo e visivo dei riguardanti.
Le sue opere rivelano esplicitamente un riferimento alla storia (Roma) e alla memoria (La Fenice), ma conta rimarcare che esse si alimentano al mito (Prometeo) e all'utopia (il viaggio), con l'evidente intenzione di giungere ad un esito formale di significato universale.

In questa prospettiva l'opera di Fabrizio Plessi esprime un particolare significato nel panorama internazionale perché ricolloca in una posizione di centralità l'arte e l'artista.
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Il Gazzettino