La questione vaccini spiegata a un 18enne

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In Cadore devo dire che la Guerra prosegue combattuta adesso sul fronte dei vaccini e non più su quello delle vittime. Si è passati dalla guerra delle terapie intensive alla guerra delle idee sui vaccini. Fortunatamente, quando la guerra si sposta sui social, forse le cose vanno meglio, ma i toni sono polemici, agguerriti e si rischia il colpo di coda di un virus che si nutre soprattutto di confusione. Ce n'è tanta, anche grazie a quelli che vogliono vestire a tutti i costi le vesti del guru della situazione. Filippo abita a San Vito di Cadore, ha 18 anni ed è scettico sul vaccino che ha prenotato a Tai per il 30 luglio: Dottore, ma devo proprio farlo, lei che ne pensa?. Caro Filippo, è vero che l'articolo 32 della Costituzione sancisce la piena libertà di cura dell'individuo, ma aggiunge: salvo diverse disposizioni di legge perché se è vero che una malattia riguarda la persona, è anche vero che una malattia infettiva e contagiosa, riguarda anche la comunità, cambia lo scenario e quello che è un principio fondamentale di rispetto della persona, non può essere un principio assoluto. La priorità si inverte: prima la comunità e poi l'individuo. Hai sentito in questi 18 mesi tante opinioni discordanti. Sarebbe comodo per te andare a caccia di verità assolute (si/no, bianco/nero) ma devi tener conto di due criteri fondamentali: proporzionalità e probabilistico. Proporzionalità significa sparare con l'arma giusta in base alla potenza del nemico: se il mio ospedale è tarato per 5 pazienti all'ora e ne arrivano 40, non potrò più applicare nemmeno un triage e varrà il principio cronologico. Se ne arrivano 50, dovrò invertire il principio logico dell'assistenza e occuparmi dei meno gravi, lasciando morire chi ha meno probabilità di cavarsela. Vedi, Filippo, come cambiano i principi in base allo scenario. E ti dirò di più, il secondo principio che regola la Sanità è quello probabilistico: di fronte a una epidemia, il medico ha il dovere di ipotizzare il peggior scenario possibile. L'ottimismo in medicina è sempre pericoloso. Sbagliano quelli che pensano che il vaccino sia una questione di principio: anche gli antibiotici e i chemioterapici ammazzano un gran numero di cellule innocenti per colpire batteri e cellule neoplastiche. È fuori luogo pensare a un vaccino perfetto, vale il principio di proporzionalità: a fronte di qualche vittima, quante vite salverò? È giusto vaccinare? Lo sarà in base a quante persone muoiono o moriranno per questa malattia, è giusto se è l'unica arma di cui dispongo. In questa come in tutte le malattie non può esistere solo il criterio della legittimità costituzionale ma quello di proporzionalità e probabilità. Solo così si salvano vite umane.

* medico
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Il Gazzettino