La proprietà vuole salire da 600mila a 3 milioni l'anno

La proprietà vuole salire da 600mila a 3 milioni l'anno
Affitti che salgono alle stelle, botteghe che chiudono. Questa volta però non si parla del negozietto di vicinato, ma di un palazzo come quello che ospita, a Cannaregio, lo store...

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Affitti che salgono alle stelle, botteghe che chiudono. Questa volta però non si parla del negozietto di vicinato, ma di un palazzo come quello che ospita, a Cannaregio, lo store Coin Excelsior, lussuosamente ristrutturato qualche anno fa.

Un punto vendita che attualmente paga un canone di locazione che si aggira sui 600mila euro l'anno.
La Coin srl, che gestisce la società commerciale controllata a sua volta al 100 per cento da Bc partner, potrebbe vederselo quintuplicare a breve: ammonta infatti a circa a tre milioni la richiesta avanzata dalla proprietà del fondo, riconducibile a Paola Coin che con la società di gestione ha in comune ormai solo il nome.
La Coin srl conferma che sono in corso delle trattative per il rinnovo del canone di affitto del palazzo e auspica il raggiungimento di un accordo per preservare l'occupazione, investire sulle specificità di Venezia e mantenere lo storico legame con la città.
Una vicenda apparentemente tra privati, ma sulla quale i sindacati hanno intenzione di inserirsi proprio per «lo sforzo che si deve fare per garantire l'occupazione dei 90 lavoratori coinvolti - scrivono in una nota congiunta Cgil, Cils e Uil».
«La riflessione - precisano - deve tenere conto delle capacità commerciali del negozio di Venezia in una situazione di mercato sicuramente non incline a registrare un incremento dei consumi, infatti, come sta succedendo per il gruppo H&M gli affitti dei negozi dei centri storici stanno generando problemi simili».
E aggiungono che «solo ipotizzare una difficoltà nel rinnovare il contratto di locazione, farebbe emergere un tema occupazionale non gestibile stante l'elevato numero dei lavoratori interessati e le scarse possibilità di trovare occupazioni alternative». L'idea è quindi quella di coinvolgere le istituzioni locali perchè si inseriscano nella vicenda e possano mediare tra le parti.

Secondo i sindacati, infatti, nell'era della globalizzione omologata e standarizzata un gruppo come Coin che affonda le sue radici nel tessuto sociale e territoriale, vista la storia e il legame della famiglia Coin con Venezia, «non deve rischiare di essere espulso dal Centro Storico, a favore di marchi multinazionali del Nord o Sud Europa che già invadono e deprimono la qualità delle materie e che non hanno nulla a che fare con il made in Italy».
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Il Gazzettino