La promessa di Longhin «Costruirò una chiesa »

La promessa di Longhin «Costruirò una chiesa »
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L'annuncio fu dato nell'omelia di Pasqua, l'8 aprile del 1917. Ma l'atto di nascita ufficiale risale al 27 aprile: nella ricorrenza del patrono San Liberale, l'allora vescovo di Treviso, Andrea Giacinto Longhin, a nome della comunità, faceva voto di costruire una chiesa per chiedere alla Madonna di proteggere Treviso e i suoi abitanti dalle devastazioni della Guerra. Un secolo fa iniziava la storia di Santa Maria Ausiliatrice, divenuta cara ai trevigiani come Chiesa Votiva. «Non si trattava di un atto scaramantico, ma di una testimonianza di fede - spiega lo storico Luigino Scroccaro, autore di Padre Carlo Marangoni, libro dedicato al frate alpino che contribuì a realizzare il tempio -. Lo stesso monsignor Longhin spiegò che avrebbe dovuto essere atta a ricordare ai posteri le nostre ansie, i nostri dolori, la nostra fede». Papa Benedetto XV, nella lettera inviata per dare il suo assenso all'operazione, invitò a ricordare come i bombardamenti fossero cessati per intervento della Santa Sede, naturalmente dopo quello dei celesti protettori. Individuato il luogo (in ballottaggio vi era anche l'area di San Liberale) e chiamati i Frati minori francescani per gestirla, la prima pietra fu posata l'8 dicembre 1925 per mano del vescovo, insieme a una pietra del Grappa, posta dal sindaco Luigi Faraone, una di Assisi, dal superiore dei Francescani, e una di Treviso, dall'arciprete di Sant'Antonino. Alla cerimonia assistettero, secondo le cronache, 15mila persone. Tra loro anche un giovane religioso: padre Carlo Marangoni. Singolare figura, indissolubilmente legata alla Chiesa Votiva: «Anche se non appare in primo piano - nota Scroccaro -, svolse un ruolo importante nella prima edificazione, impegnandosi nella ricerca di fondi, che allora erano soprattutto offerte in natura. Per poi essere centrale nella seconda costruzione, per la quale fece di tutto, persino il manovale». Il Tempio, completato nel 1928 ed eretto in parrocchia nel 1940, venne infatti distrutto dalle bombe del 7 aprile 1944, ma risorse più bello di prima dalle sue rovine (sia pure con un orientamento diverso dal precedente) nei primi anni 50. Nonostante dall'anno scorso non vi siano più i francescani, la chiesa nata da un voto e passata attraverso due guerre rimane nel cuore dei trevigiani.

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Il Gazzettino