LA POSIZIONE PORDENONE All'uscita (virtuale) dell'incontro telematico con il

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LA POSIZIONE

PORDENONE All'uscita (virtuale) dell'incontro telematico con il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, Massimiliano Fedriga ha intascato, come gli altri presidenti delle Regioni, il no del governo di fronte alle richieste finalizzate a delle riaperture più decise in vista del periodo natalizio. «Se ne parlerà solamente a partire dal 15 di gennaio - ha ammesso Fedriga - e su questo punto non c'è stato lo spazio per mediare, né per manovrare. Il tutto ammesso che la situazione epidemiologica migliori anche durante le feste». Digerito il rifiuto del governo, che ha mantenuto la linea dura, il presidente del Fvg è tornato sia sul tema dei ristori che su quello delle prospettive di medio-lungo periodo che interesseranno tutte le attività fortemente penalizzate dalle restrizioni. «La componente politica - ha detto - deve mettere in discussione anche la tenuta economica del sistema. Le alternative, ad esempio per il turismo montano, sono due: delle regole feree per lo svolgimento delle attività oppure una serie di ristori, che però devono essere poderosi». Fedriga poi si è concentrato sul messaggio da lanciare a imprenditori, artigiani, commercianti, e a tutte le categorie piegate dalla seconda crisi, quella economica che segue quella prettamente sanitaria. «A tutti i cittadini e ai nostri imprenditori, piccoli e grandi, servono certezze nel futuro, ovviamente nel limite del possibile dal momento che la pandemia consente di programmare sino a un certo punto. Dobbiamo mettere in campo un piano, perché a gennaio i contagi non saranno finiti, non avremo ancora un vaccino su larga scala. E allora cosa facciamo, teniamo tutto chiuso fino a maggio? In quel modo avremo un Paese deserto, una Regione deserta. Ho paura che da un incubo passeremo direttamente all'altro, e che ci sveglieremo in una condizione peggiore. Serve programmazione per dare una prospettiva di ripartenza». Infine una risposta al microbiologo Crisanti, che ha definito folle parlare di sci in questo momento: «Non si parla di divertimento, ma di investimenti e di famiglie che grazie alle attività invernali portano a casa il pane».

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Il Gazzettino