La pm sfida Orsoni: «Firme false»

La pm sfida Orsoni: «Firme false»
«Quelle firme sono palesemente false». Non manca di riservare sorprese la causa civile promossa lo scorso anno dall'avvocato...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Quelle firme sono palesemente false».

Non manca di riservare sorprese la causa civile promossa lo scorso anno dall'avvocato Giorgio Orsoni, ex sindaco di Venezia (e imputato nel processo Mose per finanziamento illecito), nei confronti del pm Paola Tonini e del marito, l'avvocato bolognese Igor Gamberini, per ottenere il pagamento di prestazioni professionali, per circa 30mila euro, svolte fino al 2010.
Nell'udienza di venerdì, di fronte al giudice Barison, la dottoressa Tonini si è costituita a giudizio e il suo legale, l'avvocato Adolfo Legnani Annichini, ha depositato querela di falso, sostenendo che non è della sua cliente la firma apposta sui mandati difensivi affidati nel 2003 ad Orsoni (quando la dottoressa Tonini era ancora in servizio a Bologna), nell'ambito di alcune cause di fronte a Tar e Consiglio di Stato riguardanti immobili di proprietà della famiglia. Il giudice ha dato termine 10 giorni alle parti per produrre i documenti necessari a verificare le firme: potrebbe rendersi necessaria una perizia, procedura alla quale è prevista anche la partecipazione di un rappresentante della Procura.
Fino a venerdì a giudizio si era costituito soltanto Gamberini, il quale ha sempre sostenuto di essere stato l'unico cliente di Orsoni, negando peraltro di essergli debitore. Versione che l'avvocatessa Nicoletta Anzolin, cercherà di smontare per conto dell'ex sindaco anche grazie ad una email inviata nel febbraio del 2011 dalla dottoressa Tonini alla studio Orsoni per comunicare che, essendo tornata in servizio in Procura a Venezia, riteneva più opportuno cambiare avvocato, facendosi difendere da un legale di un diverso Foro.
I rapporti con Orsoni, alla luce dell'inchiesta sul Mose, e il presunto debito con il suo studio sono finiti anche all'attenzione del Csm: lo scorso ottobre è stato archiviato il fascicolo avviato dalla prima commissione su una possibile incompatibilità ambientale della dottoressa Tonini (con conseguente rischio di trasferimento), ma gli atti relativi a quei fatti sono stati trasmessi al Pg della Cassazione, titolare dell'azione disciplinare nei confronti delle toghe, per «le valutazioni e le determinazioni di competenza».

Orsoni ha avviato la causa per la parcella non pagata nel 2015, un anno dopo il coinvolgimento nell'inchiesta Mose e, poco più tardi, ha presentato un esposto accusando la pm Tonini di aver continuato ad indagare su di lui interrogando l'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, e delegando accertamenti alla Finanza, per poi astenersi soltanto in un secondo momento, a fine 2013, non firmando assieme ai colleghi la richiesta di arresto. Comportamento che il primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio, ha censurato duramente durante la seduta del Csm del 12 ottobre scorso.
© riproduzione riservata
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino