La pellicola su Gorbachev apre il festival di Trieste

La pellicola su Gorbachev apre il festival di Trieste
CINEMATrieste ha aperto ieri sera la 30esima edizione del suo festival internazionale più importante: ha scelto Werner Herzog per l'inaugurazione, preferenza che non si può mai...

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CINEMA
Trieste ha aperto ieri sera la 30esima edizione del suo festival internazionale più importante: ha scelto Werner Herzog per l'inaugurazione, preferenza che non si può mai mettere in discussione. Del formidabile regista tedesco, in co-regia con André Singer, si è visto Meeting Gorbachev, documentario dove assieme al famoso statista russo vengono discussi i fatti decisivi dell'ultimo mezzo secolo europeo, anche in prospettiva dei rigurgiti sovranisti di questi tempi.

Sempre ieri c'è stata l'occasione per rivedere un film spesso sottostimato come Possession del polacco Andrzej uawski. Riecco dunque Trieste che spalanca la visione verso l'Est europeo, com'è tradizione da quei lontani fine anni '80, grazie all'indimenticata Annamaria Percavassi. Oggi il festival è diretto da Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo e l'appuntamento nel tempo ha acquisito fama e importanza.
I CONCORSI
Come sempre sono tre i concorsi internazionali, dove si coglie il meglio della produzione oltre confine di questi ultimi tempi, film di autori non sempre conosciuti, ma che si dimostrano spesso meritevoli di attenzione. Ma ci sono anche diverse presenze importanti. Ecco il ritorno di Sergei Loznitsa che presenta il suo ultimo lavoro Donbass, fresco per la miglior regia al Certain regard dell'ultimo Cannes; ecco il controversissimo Orso d'oro (Touch me not) dell'anno scorso a firma di Adina Pintilie (quante polemiche a Berlino, specie in correlazione al #metoo), con un ritratto intimo sulla sessualità.
Ma non solo: da non perdere il celebre regista Jií Menzel, qui interprete del film slovacco Martin ulík The interpreter e ancora di più il ritorno di Krzysztof Zanussi con il suo nuovo film Eter, che si riappropria del mito di Faust, mentre ci sarà l'occasione per rivedere, dopo l'uscita italiana non felicissima, Summer del russo Kirill Serebrennikov, sulla vita underground e rock nella Leningrado anni '80. E ancora retrospettive, omaggi, il Premio Salani, fino al film di chiusura The white crow di Ralph Fiennes, biopic sul celeberrimo ballerino Nureyev.
Infine il Sindacato critici italiani premierà i due film più votati dagli iscritti e da una commissione specifica per il 2018: Dogman di Matteo Garrone per l'Italia (a ritirarlo il già pluripremiato attore protagonista Marcello Fonte), Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson come miglior film assoluto.

Adriano De Grandis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino