"Solidarietà" alla Turchia, ma anche un invito alla "calma e alla de-escalation" tra Mosca e Ankara: è questo il messaggio inviato ieri dal segretario generale della Nato, Jens...
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Il timore di alcune capitali europee è che l'incidente di ieri possa far deragliare gli sforzi diplomatici, che dovrebbero portare ad un riavvicinamento tra l'Occidente e la Russia. "Dobbiamo assolutamente preservare lo spazio politico che abbiamo faticosamente creato per avviare una transizione politica in Siria", ha spiegato l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione Europea, Federica Mogherini: "il messaggio è quello di cercare di evitare nuove fasi di tensione" nella delicata situazione siriana. Secondo il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, servono "prudenza e buon senso" da parte di Turchia e Russia. Nell'incontro degli ambasciatori Nato, nessuno ha preso esplicitamente le difese della Russia, ma diversi paesi europei hanno sollevato critiche per la decisione di Ankara di abbattere il Sukhoi, anziché accompagnarlo fuori dallo spazio aereo turco. Per contro, il presidente americano, Barack Obama, ha sostenuto il diritto della Turchia di difendersi ed ha puntato il dito contro la strategia russa di bombardare soprattutto i ribelli moderati "per sostenere Assad anziché concentrarsi sullo Stato Islamico".
A complicare il quadro c'è la difficile trattativa tra Ue e Erdogan sulla crisi dei rifugiati. La Commissione ieri ha approvato il quadro giuridico per creare un fondo destinato ai profughi siriani presenti sul territorio turco da 3 miliardi di euro. In un vertice con la Turchia a Bruxelles domenica, i leader europei dovrebbero promettere una ripresa dei negoziati sull'adesione di Ankara all'Ue e la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi entro il 2016. Sono le contropartite chieste da Erdogan per frenare le partenze di migranti dalle coste turche verso la Grecia. Ma il presidente turco potrebbe alzare nuovamente la posta, esigendo la creazione di una "zona umanitaria sicura" nel nord della Siria, con la presenza di soldati europei. Una rottura con Erdogan, a causa dell'abbattimento del Sukhoi russo, significherebbe correre il rischio di un'altra ondata di rifugiati, che metterebbe a repentaglio l'Europa senza frontiere di Schengen e provocherebbe nuove fratture all'interno dell'Ue.
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Il Gazzettino