Non si riconosceva nei panni che gli sono stati cuciti addosso: quelli del lottizzatore che dice di non voler mettere le mani nella Rai e invece ce le mette, quelli del...
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L'ultima uscita di Renzi naturalmente sta facendo felicissima la Rai. E il mantra del premier è il seguente: «Così salveremo questa risorsa fondamentale per la cultura e per la crescita del Paese. E se la Rai si rimette in pista non c'è storia per nessuno». Si tratta di rianimare un'azienda decotta e in crisi di ascolti, di creatività, di produttività e di avviare una nuova concorrenza. Sia con Mediaset, sia e forse ancora di più con Sky. Che ormai fa servizio pubblico. Non è più solo per abbonati. Ha lo sport che la Rai non ha più. E soprattutto nell'informazione e nella politica - come dice Michele Anzaldi, segretario renzianissimo in Vigilanza Rai - ha assunto una posizione centrale.
La Rai che a Renzi piacerebbe che fosse «come la Bbc», per ora è lontana dal poterlo diventare. Perchè non è previsto, nella legge che sarà approvata, il trasferimento della tivvù pubblica a una fondazione che si muove sul mercato. Ma ciò che intanto si può fare, agli occhi di Renzi, ma la competenza è del tandem Maggioni-Campo Dall'Orto, oltre la razionalizzazione e la riorganizzazione del settore informazione è lo sforzo di riportare la Rai all'avanguardia tecnologica. E ancora: la Rai da troppo tempo vive di rendita e adagiata su un bacino di utenza che abbraccia i pensionati ma si disinteressa della parte attiva del Paese. Ma oggi lo scenario è completamente cambiato. E il cavallo di Viale Mazzini non può concedersi l'ennesimo lusso o l'ennesimo spreco: quello di rispecchiare un mondo che non c'è più.
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Il Gazzettino