La mappa dei buchi neri: duecento negozi abbandonati

La mappa dei buchi neri: duecento negozi abbandonati
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LO STUDIO
TREVISO La fotografia dello stato di salute del commercio alla fine del 2019 sta tutta in un file inserito nel corposo fascicolo che ha portato alla realizzazione del bando per il rilancio della città. Si tratta di 198 fotografie, una per ognuna delle serrande abbassate tra centro storico e prima periferia, divise via per via. L'amministrazione comunale ha voluto mappare i locali lasciati sfitti. E ne è venuta fuori l'immagine di una città bisognosa di un scossa elettrica. Il primo passo è stato fare il bando che ha messo 80mila euro a disposizione delle nuove aperture. Nel giro di tre mesi, o poco meno, a Ca' Sugana sono arrivati una ventina di progetti, sette dei quali sono stati ritenuti validi e finanziati con somme che arrivano a un massimo di diecimila euro. E quelle foto scattate nel corso dei mesi, con ogni condizione di tempo visto che ce ne sono alcune fatte durante grandinate e giornate di pioggia, hanno rappresentato l'approccio visivo di quello che l'amministrazione vorrebbe invece cancellare.

LA MAPPA
Ne esce una mappa molto precisa dei mini-buchi neri. A distanza di mesi molte cose sono sicuramente cambiate: qualche spazio è stato già riempito, altri se ne sono formati. Ma la sostanza non è cambiata di molto. Nessuna zona del centro si salva dall'ondata di serrande abbassate. In via Carlo Alberto, fortemente penalizzata da quando la questura si è trasferita all'Appiani, sono ben 12 i locali sfitti. La situazione potrà cambiare quando sarà ultimato il recupero dell'ex questura, ceduta dalla Fondazione Cassamarca a un imprenditore che la trasformerà in un centro residenziale. Fino ad allora i commercianti che ancora riescono ad andare avanti dovranno resistere.
TUTTO CHIUSO

Ma sono veramente poche le aree risparmiate dalle chiusure. La piazza del quartiere Latino presenta una serie di serrande abbassate, presto toccherà anche alla gelateria Grom che però segue logiche diverse: la società con punti vendita in tutta Italia ha deciso di chiudere i negozi sparsi in varie città e concentrarsi solo nei grandi centri commerciali. In viale Luzzatti, a ridosso delle mura, sono dieci gli ormai ex negozi: eppure la via è densamente abitata, i potenziali clienti non mancano. Calmaggiore, dove però il turnover è più veloce, si contano cinque vetrine ancora spente; nella piccola Borgo Cavour sono invece 7 e 6 in Borgo Mazzini. Sta invece morendo la Galleria Bailo, con ben otto negozi chiusi e la necessità di trovare un progetto in grado di rilanciare un posto sicuramente particolare, ma anche a due passi dal municipio e proprio dietro piazza dei Signori. La sfida dell'amministrazione sarà quella di far capire a tanti proprietari di locali che è meglio incassare affitti più bassi ma sicuri, che tenere troppo a lungo locali vuoti. Tendenza però difficile da cambiare.
P. Cal
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino