La manina e l'autonomia «Sarà in legge di bilancio»

La manina e l'autonomia «Sarà in legge di bilancio»
IL CASOVENEZIA Negli snodi cruciali della storia repubblicana, ogni tanto aleggia una misteriosa manina. È quella che viene evocata in queste ore, con il grande ritorno...

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IL CASO
VENEZIA Negli snodi cruciali della storia repubblicana, ogni tanto aleggia una misteriosa manina. È quella che viene evocata in queste ore, con il grande ritorno dell'autonomia differenziata nell'agenda istituzionale: la riforma è improvvisamente riapparsa nottetempo, all'interno della Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef) 2021, approvata mercoledì dal Consiglio dei ministri. Il testo diffuso quel giorno, però, non la citava: la questione è stata inserita nella versione pubblicata giovedì dal ministero competente (Mef), riaccendendo ieri le speranze dei sostenitori e rinfocolando invece i timori dei detrattori.

IL COLLEGATO
Il tema compare in chiusura del primo capitolo della Nadef, quello dedicato al quadro macroeconomico. Al termine viene precisato che, «a completamento della manovra di bilancio 2022-2024, il Governo dichiara quali collegati alla decisione di bilancio» una serie di disegni di legge. La lista divulgata dopo il varo a Palazzo Chigi ne contava venti, dalla legge quadro per le disabilità alla legge annuale sulla concorrenza 2021, passando per la riforma fiscale e la legge sulla montagna, ma anche per la revisione organica degli incentivi alle imprese e potenziamento, razionalizzazione, semplificazione del sistema degli incentivi alle imprese del Mezzogiorno.
IL NEGOZIATO
Chissà se è stato quest'ultimo argomento a solleticare l'attenzione di qualcuno al Governo rispetto alle rivendicazioni anche del Nord. Di sicuro l'elenco visibile dall'indomani mattina sui siti del Mef, del dipartimento del Tesoro e della Ragioneria generale dello Stato menziona pure un ventunesimo ddl, peraltro diventato il primo della serie: Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata di cui all'articolo 116, comma 3, Cost.. Si tratta dell'ormai famosa legge quadro con cui il ministro forzista Mariastella Gelmini, riprendendo l'iniziativa avviata dal predecessore dem Francesco Boccia, intende incardinare in Parlamento il procedimento del negoziato fra le Regioni e lo Stato.
LE REAZIONI

La sorpresa è stata accolta in Veneto con un moderato ottimismo: per la prima volta, infatti, un Governo prospetta l'inclusione del progetto normativo nel Collegato alla legge di Bilancio. Tuttavia dopo quattro anni dal referendum del 22 ottobre 2017, trascorsi nella vana attesa di una concretizzazione delle aspettative, la cautela è d'obbligo. Per questo in un incontro che si è tenuto ieri pomeriggio a Palazzo Balbi, convocato dal presidente Luca Zaia, è stato ribadito che la Regione intende andare al vedo, a cominciare già dal confronto previsto per mercoledì a Roma. «Stiamo lavorando in maniera proficua con i nostri tecnici, Veneto e Lombardia assieme, per  fare una proposta da condividere come Regioni e portarla avanti: la prossima settimana dovremmo poterne discutere ancora», ha detto l'altro giorno Zaia, rimarcando che «l'autonomia non è mai stata una priorità nelle agende di nessun Governo», ma anche aggiungendo di confidare nel premier Mario Draghi, «uomo della responsabilità». Diametralmente opposta è invece la reazione di Gianluigi Trianni, referente dei Comitati contro qualunque Autonomia Differenziata, per l'Unità della Repubblica e l'Eguaglianza dei Diritti, che ieri su Quotidianosanità ha chiamato in causa «la solita manina» e ha paventato i possibili effetti della riforma sui Sistemi sanitari nazionale e regionali: «Si sancirebbe nella legislazione la suddivisione del Ssn in 19+2 Ssr diversi».
Angela Pederiva
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Il Gazzettino