LA MAMMA MANAGER TREVISO Suo padre le aveva chiesto di non crollare. E lei ha

LA MAMMA MANAGER TREVISO Suo padre le aveva chiesto di non crollare. E lei ha
LA MAMMA MANAGERTREVISO Suo padre le aveva chiesto di non crollare. E lei ha saputo essere forte. Fino alla fine, quando sulle parole di Henry Scott Holland la voce le si incrina,...

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LA MAMMA MANAGER
TREVISO Suo padre le aveva chiesto di non crollare. E lei ha saputo essere forte. Fino alla fine, quando sulle parole di Henry Scott Holland la voce le si incrina, mentre il Duomo gremito trattiene il respiro. «Rassicurati, va tutto bene -scandisce allora con gli occhi bassi- Asciuga le tue lacrime e non piangere. Il tuo sorriso è la mia pace». Sabrina Benetton, 44 anni, arriva proprio dietro al feretro con il marito Ermanno Boffa, 52. Fa scendere i gemelli Edoardo e Rebecca e la primogenita Carlotta, raggiunge la madre e s'incammina verso il momento più doloroso. Il volto schermato dagli occhiali scuri, il nero essenziale degli abiti e quella mano sempre intrecciata alla signora Lalla e alla sorella Barbara. Si tiene il viso con le mani, trattiere le lacrime. Chi la conosce bene la definisce bella dentro e fuori. Suo padre le ha insegnato la semplicità e l'amore per Treviso: nel giorno del lutto familiare ha una parola di ringraziamento per ognuno. E per ognuno un abbraccio.

STUDI A BOSTON E GINEVRA
É lei, donna, madre e manager, studi a Ginevra e a Boston, l'erede designata del signor Gilberto. E se l'abito ufficiale è già oneroso, non lo è di meno la responsabilità privata. Sabrina dovrà farsi garante della serenità di sua madre, distrutta dal dolore per la perdita di Gilberto, e di sua sorella Barbara, da oggi forse ancora più fragile. I suoi figli sono il suo specchio. Edoardo intenerisce con quel «ciao, eri semplicemente il nostro nonno» e il ricordo dello sguardo penetrante e autorevole del Gilberto privato. «Ci facevi fare i tuffi sempre più alti, ci ripetevi di mettere più grinta in ogni cosa». Rebecca, la treccia lunga come la prozia Giuliana e il cappottino ussaro scandisce: «Tu eri la nostra guida, ci hai insegnato ad aiutare i più deboli e i meno fortunati. Avremmo voluto passare più anni vicino a te». La più stupita è forse Carlotta: scarpe sportive e occhiali, il basket nel cuore, alza gli occhi quando dalla folla si leva uno scrosciante applauso per nonno Gilberto. «Caro nonno, ti dico grazie, aiutami a diventare grande come te».
VOGLIA DI TENEREZZA
Poi, composti tra la mamma e il papà, arrivano al feretro, che abbracciano e baciano insieme alla nonna. Ermanno Boffa è tenerissimo e sollecito con i ragazzi e con Barbara, la primogenita di Gilberto. Rincuora la signora Lalla, affranta, gli occhi nascosti da un paio di occhiali neri che non toglierà per tutta la celebrazione. Poi, all'uscita, il lungo abbraccio con Alessandro Benetton. «Noi ci saremo sempre» lo rassicura il cugino. Ed è proprio il figlio di Luciano a concedersi al flusso dei ricordi davanti ai microfoni. «L'eredità di zio Gilberto? La grande tenerezza -racconta- quando avevo 4 o 5 anni per un breve periodo lo zio ha abitato a casa nostra. Lì sono emersi i suoi valori: l'affetto, la partecipazione, la semplicità». Alessandro era stato uno dei primi a raggiungere la camera ardente al Ca' Foncello mercoledì per il saluto finale al signor Gilberto. Di futuro aziendale oggi non parla. «Siamo un gruppo esteso, abbiamo dei valori, consideriamo l'impresa come un modo di vivere la propria vita e progettare il futuro consapevoli del fatto che questo abbia delle ricadute ben più ampie sul territorio -conclude- Questo l'insegnamento: noi continueremo su questa strada».
SENTIMENTO POTENTE

La famiglia è molto colpita dall'affetto della città e delle persone comuni. Ed è questo sentimento potente che azzera tutte le polemiche. Anche per questo la signora Lalla, pur molto stanca, ha scelto di rimanere e ricevere l'omaggio dei tanti trevigiani che hanno voluto porgerle un grazie o un fiore. E Barbara, figlia amatissima, a lungo ha sostato davanti alla bara in noce chiaro, accarezzandola con dolcezza sostenuta dai cugini. Schema ben osservato da Oliviero Toscani varcata la porta del Duomo. «Guardateli: una vera famiglia italiana. L'unica dinastia del Paese che ha saputo raccontare unità, senso etico, cultura, energia». Un filo di trucco, i capelli chiari lisci lungo le spalle, un bracciale dorato a rompere l'unità del nero. Sabrina Benetton cerca di trovare la forza nelle parole del padre. Che al proprio confessore, qualche giorno prima del trapasso, aveva detto con la consueta compostezza: «Non ho paura del futuro».
EF
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Il Gazzettino