La maggioranza divisa

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LA GIORNATA
ROMA Oggi si vota in Sardegna, quindici giorni fa si è votato in Abruzzo fra poche settimane si voterà per le europee. Governo e opposizioni restano concentrati su una lunghissima campagna elettorale che sta lentamente paralizzando tutta l'attività del Paese mentre dall'economia internazionale e interna arrivano pessime notizie. E così, anche per superare le previsioni di elezioni politiche anticipate annunciate da Fitch, il governo fa capire di voler mettere in campo misure anti-recessione come il decreto sblocca cantieri e un piano per le piccole e medie imprese.

Contromisure provvisorie, in attesa che ad aprile si materializzi un primo passaggio non indolore: l'aggiornamento delle stime del Def. In quel momento si capirà lo stato dei conti pubblici che comunque - come scritto nella manovra approvata in affanno a fine 2018 - già prevede per il gennaio 2019 la necessità di trovare 23 miliardi di euro per evitare l'aumento dell'Iva.
Intanto di una manovra correttiva non si vuol sentire parlare, non prima delle europee. L'ipotesi di aumenti selettivi dell'Iva, presente sui tavoli tecnici, viene respinta da M5s e Lega. Ma l'Ue, che mercoledì pubblicherà il suo rapporto, una correzione potrebbe chiederla prima del voto. ce la farebbe questo governo a reggere una prova del genere? E cosa farà o spread?
«Le previsioni e la fantascienza mi interessano poco», dice tranchant Matteo Salvini, mettendo sullo stesso piano le stime economiche e i racconti di finzione. Il leader della Lega intende così sminuire non solo previsioni nefaste sui conti, ma anche il giudizio espresso da Fitch venerdì notte, su un governo fragile che potrebbe non superare l'anno di vita. Ventre a terra per la campagna elettorale il leader della Lega pone l'accento sulla sicurezza, rilanciando la battaglia per la legittima difesa (si punta al via libera della legge a marzo).
LA CONVERGENZA
Su un binario parallelo si muove Luigi Di Maio, che per via parlamentare rilancia battaglie pentastellate come il taglio degli stipendi di deputati e senatori e il salario minimo garantito. In casa M5s, alle prese con un momento delicato per il probabile nuovo calo elettorale in Sardegna, si guarda con attenzione - e qualche apprensione - sia alle stime nefaste delle odiate agenzie di rating («fanno salire lo spread») sia alle mosse di Salvini, pressato da FI e Fdi per tornare al voto insieme.
Non sfugge l'ipotesi di stampa di un vertice di Salvini con Berlusconi e Meloni martedì prossimo, che FI dice «mai esistita». «Abbiamo una prospettiva di governo di cinque anni», assicura Di Maio. Ma gli stessi leghisti definiscono imprevedibili i contraccolpi che una sconfitta M5s alle europee potrebbe avere sulla tenuta del M5s e, di rimando, sul governo.
Si va avanti, intanto, sulle cose che uniscono. E dopo il voto in Sardegna il governo proverà a dare prova di compattezza portando in Consiglio di ministri il decreto già ribattezzato «sblocca cantieri», che avvia la riforma del codice degli appalti.
In contemporanea dovrebbe arrivare un piano, annunciato da Di Maio, di incentivi per dare respiro alle piccole e medie imprese.
ma intanto le opposizioni sparano bordate micidiali. «Fitch vede un problema: che questo governo ha un accordo di potere tra Di Maio e Salvini, non c'è più il contratto perché non stanno facendo più niente. E tra qualche mese si rischia una manovra economica. Ci porteranno al voto pur di non farla», è la previsione del candidato alla segreteria del Pd Nicola Zingaretti durante L'intervista di Maria Latella su Sky.
Dal canto suo Maurizio Gasparri, di Forza Italia, ribadisce che le agenzie di rating certificano che «l'economia italiana è in coma mentre l'esecutivo non sembra in contatto con la realtà».

«Il potere è un collante forte. Non fatemi ricordare che è meglio comandare che...», è infine l'analisi di Romano Prodi. L'ex premier, parlando a Napoli ha sottolineato che «tra Lega e Movimento Cinque Stelle c'è grande convenienza reciproca perché pensano che demolendo tutta la struttura precedente, nessuno riuscirà a ricostruirla. In più nel rapporto tra i due soggetti, ognuno pensa che alla fine prevarrà. Il Movimento per un suo punto di partenza molto forte, la Lega dai dati che la danno in veloce crescita».
Diodato Pirone
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Il Gazzettino