La maestra a casa senza stipendio «La cassintegrazione? Mai vista»

La maestra a casa senza stipendio «La cassintegrazione? Mai vista»
L'APPELLOCORNUDA Vivere cinque mesi senza percepire un euro non è facile. Farlo con un affitto da pagare e una bambina da aiutare a crescere diventa un'impresa titanica. Quasi...

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L'APPELLO
CORNUDA Vivere cinque mesi senza percepire un euro non è facile. Farlo con un affitto da pagare e una bambina da aiutare a crescere diventa un'impresa titanica. Quasi impossibile. Anche se, per fortuna, un marito che lavora c'è. In tale situazione si trova Monica Onida, che fino a quattro anni fa gestiva il bar Mazzini a Montebelluna e poi ha scelto di intraprendere l'attività con i bambini come operatrice ausiliaria in un asilo nido nel comune di Cornuda.

STALLO FORZATO
Da fine febbraio, però, in conseguenza della chiusura legata all'epidemia da Coronavirus, è rimasta a casa in cassa integrazione. Peccato che l'ammortizzatore sociale non sia mai arrivato. Da qualche tempo, poi, il nido ha riaperto, seppur con riduzioni nel numeri di bambini e di conseguenza del personale, per le necessità legate al distanziamento. Lei però è ancora a casa e a condividerne la sorte sono anche altre due colleghe. Tutte aspettano le somme necessarie per tirare avanti in attesa di rientrare al lavoro o per lo meno delle risposte che però non arrivano. Nonostante le richieste, nonostante le chiamate, nonostante le pressioni che sembra siano arrivate da più parti. «In quel nido spiega Monica lavoravamo in sei. Tre di noi, però, per problemi legati al rapporto fra spazio, operatori e bambini non sono ancora tornate al lavoro. Quindi per noi si accumulano i mesi di chiusura della struttura con le ultime settimane di stallo in cui la ripresa è stata parziale. E nessuna di noi al momento ha percepito la cassa integrazione».
MURO DI GOMMA

« Noi non facciamo riferimento all'Inps ma all'Ebav prosegue la donna, che non ci sta dando alcuna risposta. Io mi trovo in difficoltà, tante di noi lo sono. Ho provato a sentire chi ha fatto la pratica, che a sua volta ha mandato un sollecito, ma non ha avuto spiegazioni di sorta. Ho poi tentato di a chiamare Ebav direttamente, ma non mi rispondono, non mi contattano, è impossibile avere la seppur minima informazione». E aggiunge: «La situazione è grave. Personalmente ho l'affitto da pagare e una bambina. Di quello stipendio ho bisogno e molte colleghe sono nella mia condizione. Per fortuna mio marito lavora, ma è comunque difficile. Mi dessero almeno uno stipendio di quelli che avanzo: invece, neppure un euro. E quel che avevo da parte lo ho finito». Questo è uno dei risvolti dell'emergenza Covid, in relazione alla quale teoricamente le misure di sostegno alla popolazione sono state stanziate, ma nei fatti la situazione si rivela estremamente difficile. «Io fino ad alcuni anni fa facevo la barista continua Monica poi ho avuto questa opportunità e ho scoperto quanto è bello lavorare con i bambini. Fra l'altro avevo voglia di cambiare ambiente e interlocutori. Mai avrei pensato, però, di trovarmi in una situazione simile».
Laura Bon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino