La Lega non ha più soldi tutti in cassa integrazione

La Lega non ha più soldi tutti in cassa integrazione
La notizia è arrivata in via Bellerio come un fulmine a ciel sereno: tutti i dipendenti della Lega andranno in cassintegrazione. A ufficializzare la notizia, nella consueta...

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La notizia è arrivata in via Bellerio come un fulmine a ciel sereno: tutti i dipendenti della Lega andranno in cassintegrazione. A ufficializzare la notizia, nella consueta riunione di inizio settimana nella sede del partito, lo stesso segretario federale, Matteo Salvini: «Non ci sono i soldi, le casse sono vuote e bisogna ridurre le spese». Come? Chiudendo le sedi presenti in tutte le province piemontesi e lombarde, in quasi tutte quelle liguri, in Veneto e anche in Emilia-Romagna. Locali in affitto, la cui chiusura garantirà un oggettivo risparmio.

Ma anche l'inquietudine di chi lì ha trovato un impiego sin dalla nascita del partito. Quasi tutte donne, quasi tutte scelte dall'ex leader Umberto Bossi. Che ieri, provenienti da ogni angolo del nord Italia e riunite per l'occasione in via Bellerio, nell'ascoltare la ferale notizia (presenti anche Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti) hanno fatto fuoco e fiamme, memori dei soldi trasferiti in Tanzania, dei diamanti scomparsi, della ristrutturazione di casa Bossi o della laurea del Trota, tutto a spese del partito. Sono volati gli stracci: «I soldi c'erano, ma ve li siete fregati», «Vi siete arricchiti sulla nostra pelle». Solamente nella sede di via Bellerio, una struttura spropositata per un partito che vale l'8%, lavorano una settantina di persone. Che andranno a casa. Il destino dell'edificio, l'unica sede di proprietà insieme con quella di Torino, non è stato chiarito. In passato, Roberto Maroni aveva paventato la possibilità di vendere il palazzo, ma poi non se ne era fatto più niente. E i dipendenti che hanno appena ricevuto il benservito, sospettano che l'intera operazione sia finalizzata soprattutto a liberarsi di chi era legato alla vecchia guardia padana: «Oramai più nessuno parla di Lega Nord, e sempre più spesso sentiamo parlare della Lega dei Popoli. Non vorremmo vedere, con un improvviso cambio di denominazione, le sedi riaperte con nuovo personale, casomai part-time», spiegavano ieri fonti interne al partito.

Certe che a mandare avanti via Bellerio, saranno i tanti ex parlamentari non ricandidati che lì hanno trovato ricollocazione e stipendio, a cominciare dall'ex capogruppo al Senato., il veronese Federico Bricolo. C'è addirittura chi vagheggia che anche l'ex governatore piemontese Roberto Cota sia ancora a carico del partito. «Siamo poveri in quanto a soldi, ma ricchi di idee e di consensi. Per questo abbiamo deciso di tagliare le spese del partito e puntare sul nostro generosissimo volontariato. Chiedendo un grosso contributo ai nostri eletti per poter dare il massimo aiuto ai lavoratori-militanti che hanno accompagnato la Lega fino ad oggi», ha invece fatto sapere Salvini.
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Il Gazzettino