Roberto Calderoli non ha perso un minuto di tempo. Ieri mattina la segreteria nazionale della Liga Veneta aveva già sul tavolo il fax con la notifica - firmata da Calderoli in...
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«Mi prendo qualche giorno di riflessione» aveva annunciato ieri il segretario della Liga Veneta. In realtà, raccontano i suoi amici, Flavio aveva voglia di sbattere la porta subito, comunicando la sua candidatura a presidente della Regione, contro Zaia e contro la Lega. Ma gli amici gli hanno consigliato di riflettere. E lui, per rifletterci meglio, ieri è andato a trovare il ministro Angelino Alfano: un'ora di colloquio, naturalmente «in calendario da tempo» e dedicato «a temi di sicurezza urbana». È ovvio che non ci crede nessuno: per tutti, il colloquio tra i due colombi era una proposta di nozze. La stragrande maggioranza dei militanti sentiti dal Gazzettino ritiene infatti probabile che il piano di Tosi - che con gli amici vanta sondaggi che lo accrediterebbero di un 15% - sia di lasciare la Lega e di candidarsi presidente contro Zaia, in un'alleanza con i centristi di Alfano e col movimento di Corrado Passera, l'ex ministro di Monti. Con il nobile obiettivo non di fare il presidente della Regione, ma di prendere abbastanza voti da poter fungere da ago della bilancia tra Zaia e la Moretti. E poter pretendere, metti caso, l'assessorato alla Sanità.
Nel giorno di riflessione preso da Tosi, mentre Bossi invita ancora a «tentare di ricucire», non manca una doccia gelata. Viene da Maroni, l'amico Maroni, anzi l'ex amico. Lo staff del governatore di Lombardia, infatti, detta una nota che a Tosi non sarà piaciuta: «Nei confronti di Flavio, al Consiglio federale non c'è stato alcun tradimento: si è chiusa una vicenda che è durata anche troppo, una contrapposizione incomprensibile tra Tosi e Zaia che ha come unico risultato quello di danneggiare la Lega». «Tosi - racconta Maroni - era presente in Consiglio federale quando Salvini ha proposto la sua incompatibilità con la Fondazione e non ha detto nulla». Per questo Maroni non è intervenuto a sua difesa: «Non era il caso di essere più tosiano di Tosi, se a lui andava bene, andava bene anche a me». Comunque, chiude la porta Maroni, «Salvini ha fatto bene a prendere una decisione dopo tante polemiche, e quella decisione va rispettata: se uno non la rispetta è fuori del movimento».
Luca Zaia, ieri, sul caso Tosi s'è cucito la bocca: «Per quanto mi riguarda, il Consiglio federale mi ha dato il mandato di candidarmi presidente e io vado avanti per la mia strada pancia a terra. Dozzo? È una persona di provata fede leghista, riuscirà a compattare il movimento».
Dozzo si fa vivo per ribadire di voler fare il «mediatore» e promette: «sentirò tutti, sono fiducioso». Ma intanto comincia con il derubricare d'autorità la riunione di giovedì del Consiglio nazionale della Liga, che Tosi aveva convocato con piglio napoleonico per definire entro pochi giorni le liste e le alleanze, intimando ai segretari provinciali di portare i nomi dei candidati proposti. «Si tratta solo dell'inizio di un percorso» chiarisce adesso il commissario-mediatore. Un modo per darsi tempo e svelenire il clima nel partito, ma anche per mandare a Tosi un messaggio chiaro: a decidere, su queste materie, non sei più tu.
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Il Gazzettino