La giunta sul caso Gregoretti

La giunta sul caso Gregoretti
LA GIORNATAROMA «Amici ho deciso. Chiederò a chi è chiamato a farlo, dunque anche ai senatori della Lega, di votare per mandarmi a processo». Matteo Salvini alza il tiro alla...

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LA GIORNATA
ROMA «Amici ho deciso. Chiederò a chi è chiamato a farlo, dunque anche ai senatori della Lega, di votare per mandarmi a processo». Matteo Salvini alza il tiro alla vigilia del voto in giunta delle immunità al Senato, che oggi pomeriggio alle 17 dovrà dire sì o no all'autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro dell'Interno per sequestro di persona: nel 2019 bloccò la nave della Guardia Costiera nel porto di Augusta, non autorizzando lo sbarco di 130 immigrati. Il redde rationem finale sarà nell'Aula di Palazzo Madama il 17 febbraio, dove il voto della giunta dovrà essere confermato o annullato. Ma intanto oggi Salvini rischia di essere accontentato.

La maggioranza (che in mattinata si riunirà per un ultimo confronto) dovrebbe non presentarsi in giunta, per togliere al leader della Lega l'alibi politico di una condanna da spendere nella settimana finale della campagna elettorale per le regionali. Se i leghisti dovessero invece votare a favore del processo - così come chiede loro Salvini - la relazione del presidente Gasparri, contraria all'autorizzazione a procedere, sarebbe bocciata. Assenti i componenti della maggioranza, resterebbero infatti 10 commissari: 5 della Lega (che voterebbero per il processo) 4 di Forza Italia e uno di FdI (che voterebbero invece contro). Il voto sarebbe 5 contro 5 e la proposta del relatore contro l'autorizzazione, con una pareggio sarebbe bocciata. Si avrebbe così il paradosso di andare in Aula il 17 Febbraio con la proposta di mandare Salvini a processo e il presidente Casellati (ancora nel fuoco incrociato delle polemiche per aver preso parte al voto in giunta contro lo slittamento del voto a dopo le elezioni) dovrebbe nominare come relatore proprio un esponente leghista, per chiedere all'Aula di rinviare a giudizio il suo leader.
«Salvini è ossessionato da sé stesso», taglia corto Nicola Zingaretti, leader del Pd, mentre il presidente dei senatori di Italia Viva Davide Faraone punta il dito: «Siamo al ridicolo: Salvini chiede ai suoi di votare sì per fasi processare. E' veramente un pagliaccio e noi siamo stati bravi a scoprire la sua messinscena». Giancarlo Giorgetti elogia invece il suo leader: «Fa bene ad accettare il processo. Basta con questo tormentone. Conte sostiene che non si è discusso del tema in Cdm? E allora quando verrà chiamato a testimoniare al processo dirà che non vedeva i tg, che non leggeva i giornali». Il capo leghista intanto annuncia anche che se diventerà premier, riconoscerà Gerusalemme capitale di Israele. «La presenza massiccia in Europa di migranti provenienti da paesi musulmani porta alla diffusione dell'antisemitismo anche in Italia», dice al quotidiano israeliamo Israel Hayom.
«E' in evidente difficoltà: un giorno cerca di evitare il processo scrivendo nelle sue memorie difensive che sul caso Gregoretti agiva insieme a tutto il governo, e pochi giorni dopo ordina ai suoi di votare per farlo mandare a processo», accusa Gianluca Perilli, capogruppo al Senato del M5S, mentre Di Maio, nel suo colloquio con il Messaggero è andato giù durissimo: «Casellati ha tolto la maschera di figura istituzionale super partes che aveva, per indossare quella di supporter di Salvini». FI, con Anna Maria Bernini , assicura che voterà ugualmente contro l'autorizzazione «perché va difeso il principio della separazione dei poteri».
BOTTA E RISPOSTA

Proprio su questo Salvini lancia strali: «Se vuoi fare il ministro molli la toga e vai a fare il ministro, altrimenti non rompi le scatole a chi lavora. Ma andate, cari giudici di sinistra, a beccare spacciatori e delinquenti e non rompete le scatole alla gente che lavora». Risponde a brutto muso il ministro della Giustizia Bonafede: «Il rispetto per la magistratura, anche quando si fanno critiche, è l'Abc della democrazia». La stoccata finale è di Giulia Bongiorno, responsabile giustizia della Lega: «Bonafede ci risparmi le lezioni sul rispetto delle istituzioni e agisca per disinnescare gli effetti devastanti della riforma della prescrizione».
Barbara Jerkov
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino