La Germania rallenta, Weidmann "apre" a Draghi

La Germania rallenta, Weidmann "apre" a Draghi
Inflazione al ribasso, euro al rialzo, la Cina che vacilla, l'America che rallenta, la crescita che non riparte, e per finire, la produzione industriale tedesca che si mette pure...

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Inflazione al ribasso, euro al rialzo, la Cina che vacilla, l'America che rallenta, la crescita che non riparte, e per finire, la produzione industriale tedesca che si mette pure a scendere: ce n'è abbastanza questa volta per spingere a più miti consigli perfino l'imperturbabile Jean Weidmann. Il presidente della Bundesbank ha scelto Parigi, dove ieri era ospite del collega François Villeroy de Galhau per l'annuale consiglio economico franco-tedesco, per un'apertura, certo prudente e non esplicita ma comunque storica, sulle future politiche accomodanti della Bce. La frase di Weidmann non è passata inosservata: «Le previsioni per l'inflazione quest'anno devono essere riviste considerevolmente al ribasso vista l'evoluzione dei prezzi del petrolio» ha detto Weidmann in una conferenza stampa congiunta accanto a Villeroy de Galhau. Immediata e inevitabile la domanda, che il presidente della Bundesbank si è posto da solo: «Bisognerà per questo rivedere la politica monetaria della Bce?». E questa volta la risposta non è stata un altolà secco, tutt'altro: «la Bce - ha aggiunto Weidmann - ne parlerà al suo prossimo consiglio di inizio marzo, come facciamo sempre quando ci sono nuove proiezioni». I giochi non sono naturalmente fatti per Mario Draghi, le cui intenzioni di rafforzare il quantitative easing sono fin troppo note, ma di certo si apre lo spiraglio per un compromesso che dovrebbe arrivare il 10 marzo.

Per la prima volta, il presidente della Bundesbank ammette che la situazione potrebbe richiedere interventi di sostegno. Weidmann ha parlato di «qualche nuvola in più nel cielo della congiuntura rispetto a qualche settimana fa». Il suo collega francese lo ha aiutato, confermando che «le volatilità dei mercati finanziari sono in effetti un po' eccessive» e che «esistono dei rischi di un rallentamento della crescita nell'Eurozona». Un orizzonte così definito, non può che aprire la strada ai prossimi interventi di Draghi.

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Il Gazzettino