«La fiducia? Sarebbe un errore e sulla scuola vedo solo promesse»

«La fiducia? Sarebbe un errore e sulla scuola vedo solo promesse»
Un sassolino oggi, un sassolino domani, il mite Enrico Letta a poco a poco si sta svuotando le scarpe. Una puntatina da Fabio Fazio per dire che lascerà il Parlamento per darsi...

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Un sassolino oggi, un sassolino domani, il mite Enrico Letta a poco a poco si sta svuotando le scarpe. Una puntatina da Fabio Fazio per dire che lascerà il Parlamento per darsi alla vita accademica, un'altra ieri dalla Gruber, a “Otto e mezzo”, per confermare che le sue dimissioni da deputato sono imminenti. E dall'uno e dall'altra l'ospite fino a qualche tempo fa inatteso marca la distanza siderale che lo separa da Renzi. Anche sull'Italicum che è ancora indeciso se votare o meno, «dipenderà dall'atteggiamento sulla fiducia», «sarò in Aula, farò la mia parte ma la legge elettorale va fatta senza forzature».

L'ex premier insomma va in tivù. Ci va «con grande pacatezza» per presentare il suo nuovo libro (“Andare insieme, andare lontano”, Mondadori edizioni) e forse anche per farsi rimpiangere. Rimane dentro quel galateo istituzionale che è ormai un tratto del suo carattere. Ma inevitabilmente trasmette anche la sensazione che attaccare chi lo ha sostituito in modo un po' brusco gli stia dando un certo sollievo. Chiarisce che quando ha paragonato l'attuale presidente del consiglio al “metadone” lo ha fatto per separare quello che nel suo libro definisce come «realtà percepita e realtà reale». E non diventa un complimento.
Letta condivide il contenuto della lettera scritta dal Rottamatore agli iscritti del Pd anche se «non si può mischiare la legge elettorale con le altre politiche di governo». E non risparmia critiche su tutto il resto. A partire appunto dalla legge elettorale, «battaglia che Renzi vincerà ma se lascerà macerie non sarà un gran vittoria», Su questi temi, secondo Letta, il governo ha l'obbligo di andare dritto anche forzando «ma non si può applicare lo stesso metodo quando si decidono le regole del gioco». I panni di chi serve la sua vendetta fredda lo metterebbero a disagio. Non è il tipo. E non sta facendo un passo indietro e neanche un passo avanti, «non mi candido a nulla, in me non c'è nessuna voglia di rivincita personale o di ritornare indietro a 15 mesi fa, vedo in giro troppo conformismo e un grande bisogno di franchezza».
L'errore più grande? «Non rendermi conto del cambio di fase, avrei dovuto cambiare anch'io». Fino all'autocritica «sono stato un po' ingenuo», riferita al consiglio di «stare sereno» che precedette la sua uscita di scena. Renzi è un uomo fortunato? «Ha tante qualità, e la fortuna aiuta gli audaci...».

Nessun voto al governo, «anche perché il suo avvento l'ho vissuto sulla mia pelle». Bocciata di netto la riforma della scuola, ho visto finora «solo promesse». Che tradotto vuol dire adesione allo sciopero generale del 5 maggio. Cosa che un po' colpisce.
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Il Gazzettino