La famiglia, il lavoro e l'aiuto alla comunità

La famiglia, il lavoro e l'aiuto alla comunità
Una vita per la famiglia, il lavoro e la comunità: quando non era a casa con la moglie e le sue tre bambine, Renato Albertin girava l'Italia per portare avanti la sua attività...

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Una vita per la famiglia, il lavoro e la comunità: quando non era a casa con la moglie e le sue tre bambine, Renato Albertin girava l'Italia per portare avanti la sua attività di vivaista. Oppure organizzava iniziative per Sant'Elena e Schiavonia, la frazione di Este dalla quale proviene la sua famiglia.

Il quarantaquattrenne, infatti, era titolare assieme ai famigliari di alcuni vivai fra il padovano e la provincia di Pistoia. Il primo nucleo dell'azienda era sorto a ridosso di via Bosco Crosara, fra Schiavonia e la Padana inferiore. Poi gli Albertin avevano aperto altri "polmoni verdi" in giro per l'Italia, dando vita all'azienda agricola vivaistica Tosco-Veneta. Il fatto che le piante e gli alberi che vendeva fossero diffusi su un'area molto vasta, lo portava spesso a muoversi con il furgone della ditta.
Aveva rinnovato la patente di guida solo pochi giorni fa e anche ieri mattina, come succedeva quasi ogni giorno, era salito sul suo furgone per macinare chilometri, fra vivai e clienti. A casa, in via Marconi, lo aspettavano come sempre la moglie Nives e tre bambine ancora molto piccole. La consorte è pure molto nota nella zona, in quanto titolare di una rivendita di vini a Este.
Renato era molto noto e stimato in tutta la Bassa Padovana per le sue qualità umane e per la sua serietà sul lavoro. Ma anche per la volontà di essere presente nelle molte iniziative locali. Da anni, ad esempio, il vivaista sponsorizzava in toto il torneo di calcio a 8 che si svolge ogni mese di luglio nel campo sportivo di Schiavonia.
La notizia della sua morte si è subito diffusa, destando grande commozione: «Lavorava, lavorava e poi lavorava ancora - spiega con la voce rotta dall'emozione e dal dolore Emanuele Barbetta, sindaco di Sant'Elena - Lavorava come un dannato per la sua famiglia, che per lui era l'unico motivo di vita. Era una persona buona, che macinava migliaia di chilometri nel suo furgone. Ma che sapeva anche impegnarsi attivamente per la sua comunità».

Qualche tempo fa, infatti, Albertin aveva deciso di regalare il suo tempo per un'importante iniziativa. «Avevamo comprato 12 ginkgo biloba per la scuola, ce le aveva consigliate proprio lui e le abbiamo acquistate dal suo vivaio - racconta Barbetta - e lui ci ha regalato integramente i lavori d'impianto degli alberi, che non sono una cosa da poco. Renato era fatto così, questa è un'enorme perdita per tutti noi». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino