LA DIFESA PORDENONE È pronto a dar battaglia l'avvocato Emanuele Forner.

LA DIFESA PORDENONE È pronto a dar battaglia l'avvocato Emanuele Forner.
LA DIFESAPORDENONE È pronto a dar battaglia l'avvocato Emanuele Forner. Ritiene che non ci sia «alcuna ragione tecnica per un provvedimento così afflittivo» nei confronti del...

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LA DIFESA
PORDENONE È pronto a dar battaglia l'avvocato Emanuele Forner. Ritiene che non ci sia «alcuna ragione tecnica per un provvedimento così afflittivo» nei confronti del luogotenente Diego Bigai. Non esita a parlare di una forzatura e domani, nell'udienza di convalida fissata davanti al gip Giorgio Cozzarini, chiederà la revoca degli arresti domiciliari. «Se c'è una responsabilità - spiega - la si affronterà, così come il luogotenente ha fatto senza mai sottrarsi alle indagini sull'ipotesi di peculato e fornendo la massima collaborazione». Ma in quanto alle esigenze cautelari, il legale ha molto da ridire. Ritiene che siano smentite dai fatti, a cominciare dal pericolo di inquinamento delle prove. «Sono passati due mesi dalla perquisizione in caserma - osserva - avrebbe potuto far sparire le armi, invece non lo ha fatto. Pericolo di fuga? È andato in caserma da solo, con la sua auto, per l'interrogatorio». In quanto alla reiterazione, le armi da periziare adesso sono sotto sequestro.

LE ARMI
Bigai è stato arrestato per la detenzione di armi e munizioni da guerra. Nell'interrogatorio reso giovedì sera al sostituto procuratore Carmelo Barbaro, nella caserma dei carabinieri di Pordenone, ha spiegato che si tratta di armi rese inoffensive, inutilizzabili, semplici pezzi di ferro, come quelle che, da appassionato, pubblica sul suo profilo Facebook. «Per ripristinarle - osserva Forner - bisognerebbe mandarle in fabbrica. Le stesse munizioni sono solo pezzi di piombo, perchè sono prive di esplosivo». Forner spiega che si tratta di materiale acquisito nell'arco di decenni di collezionismo, spesso frutto di scambio tra appassionati, e per il quale non c'è obbligo di denuncia. «Si tratta di armi - osserva - che spesso facevano da complemento alle mostre sulle uniformi storiche, comprese quelle dell'Arma». Bigai, infatti, è un appassionato conosciuto in tutto il Veneto e il Friuli Venezia Giulia. Una ventina di anni fa ha scritto assieme a un collega anche un libro. Si intitola Carabinieri. 1895-1945 50 anni di ricordi, che in alcune occasioni è stato presentato sia in provincia di Venezia che di Treviso dal generale Luigi Federici. La sua competenza in materia di armi è riconosciuta anche a palazzo di giustizia, perchè in diverse occasioni è stato nominato, sia a Udine che a Pordenone, in qualità di consulente. Nell'interrogatorio ha chiarito anche la presenza in casa di una carabina e di una pistola: «Erano del padre appena mancato - chiarisce il legale - Non sapeva nemmeno che le detenesse, le ha trovate aprendo un armadio».
IL PECULATO

Anche sui fucili oggetto dell'ipotesi di peculato il luogotenente ha fornito chiarimenti. «I fatti visti fuori dal loro contesto possono dar luogo ad altre letture - afferma l'avvocato Forner - La realtà è che una signora aveva portato a Bigai armi del marito defunto. Il tempo è passato, la famiglia se n'è disinteressata». Erano belle armi, il luogotenente, da appassionato, ha spiegato che gli dispiaceva distruggerle. «Ha chiesto a un armaiolo se c'era qualcuno interessato ad acquistarle - prosegue Forner - Tra una cosa e l'altra se n'è poi dimenticato e quando la signora si è nuovamente fatta avanti, è andato dall'armaiolo e si è fatto dare i soldi. Erano 2.500 euro». L'episodio è emerso in seguito a una lettera inviata da uno studio legale per conto della vedova. Dagli accertamenti sarebbe emerso che la cessione dei fucili sarebbe avvenuta attraverso un prestanome. Ma sul punto Bigai ha già fornito tutti i chiarimenti richiesti.
C.A.
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Il Gazzettino