Gennaio ha visto un vero boom di adozioni, ma pure i nostri amici a quattro zampe risentono della crisi. Se i padroni perdono il lavoro, Fido rischia di finire in canile. Così la...
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D'altro canto, se non si ha la fortuna di essere proprietari di un cane in salute, il portafogli piange: i croccantini per i calcoli renali costano un occhio della testa, idem la pappa a base di pesce se il cane ha la sfortuna di essere allergico alla carne. E le cose vanno ancora peggio se tocca rivolgersi al veterinario: gli esami sono cari, per non parlare di un intervento chirurgico.
Così qualcuno, tra le lacrime, ha pensato di portare il proprio cane al rifugio, nella speranza che qualche famiglia più fortunata si occupi di lui. Lo rivela la presidente dell'associazione, che alla fine di questo mese andrà a rinnovo, Isabella Ghinello. «Il primo mese del 2017 è andato davvero alla grande. Abbiamo avuto 30 adozioni, una al giorno, tra cui quelle di quattro invisibili, animali particolarmente vecchi o malati, che nessuno voleva. È stata una vera gioia. Ci sono, però, anche tanti abbandoni: al momento abbiamo 147 ospiti. Un numero abbastanza stabile. Quel che più ci preoccupa sono le tante richieste di rientro da privati. Tante famiglie arrivano qui e ci dicono che non possono tenere più il loro cane e lo vogliono lasciare qua».
Una scelta dolorosa dettata da problemi economici. «È gente che non ce la fa più a tirare avanti. Non riescono più a mantenere il cane o perché è morto il coniuge, o perché si perde il lavoro e si deve cambiare casa». Si tratta di casi limite cui gli operatori cercano di andare incontro. »Possiamo offrire assistenza sia sanitaria che di carattere alimentare. È impegnativo, ma dobbiamo farlo. Al momento sono dieci le famiglie che stiamo aiutando per evitare che il cane resti solo. Si tratta poi di cani non più giovanissimi e difficilmente riadottabili. Il rischio è che finiscano i loro giorni dentro un recinto».
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Il Gazzettino