La beffa della Sardegna: venti giorni fa riapriva tutto, oggi torna in lockdown

La beffa della Sardegna: venti giorni fa riapriva tutto, oggi torna in lockdown
IL CASO ROMA «Non c'è nulla di misterioso nel caso Sardegna. A marzo nell'isola con la zona bianca hanno aperto quasi tutto e se si tolgono i freni durante una pandemia il virus...

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IL CASO
ROMA «Non c'è nulla di misterioso nel caso Sardegna. A marzo nell'isola con la zona bianca hanno aperto quasi tutto e se si tolgono i freni durante una pandemia il virus non può che ripartire a razzo. Poi, certo, il diavolo ci ha messo lo zampino. In Sardegna come in Sicilia, forse, la variante inglese è arrivata un po' in ritardo rispetto al Continente e dunque, con la sua velocità di diffusione, la variante ha avuto buon gioco a infilare in contropiede i sardi mentre si stavano rilassando». E' un fiume in piena il professor Roberto Battiston, il fisico dell'Università di Trento che ormai da un anno mangia numeri e pandemia.

Per la verità i dati della Sardegna sembrano parlare da soli. Soprattutto quello degli 80 morti di questo mese un po' pazzo che ha visto l'isola scendere in fascia bianca all'inizio di marzo per poi schizzare in rossa 30 giorni dopo. Un testa-coda alla velocità di una Ferrari.
Un mese fa la Sardegna aveva ridotto allo 0,68 l'indice Rt, l'indicatore della velocità di diffusione dei contagi, Ieri l'Rt svettava a 1,54. Più del doppio.
LIEVITAZIONE INOSSERVATA
Ennesima dimostrazione della potenza da blitzkrieg dell'invisibile virus? Non solo. Il numero chiave per capire il caso Sardegna bisogna scovarlo nelle fredde tabelle ministeriali ed è quello degli attualmente positivi, cioè dei residenti di un Regione che in quel giorno ospitano il Covid nel loro organismo. Ebbene, il 5 di marzo i sardi attualmente positivi erano 12.686. Ieri ne risultavano 16.449. L'incremento di circa 4.000 casi equivale ad un boom, un po' più alto del 30%. Semplificando, il popolo dei contagiati in Sardegna negli ultimi 30 giorni è cresciuto all'incredibile velocità dell'1% al giorno.
Una lievitazione pazzesca. Passata inosservata a livello nazionale perché avvenuta in una Regione di estrema bellezza e abitata da gente affascinante ma periferica rispetto ai grossi guai che hanno portato l'intera Italia ad un nuovo lockdown. Fatto sta che nell'ultimo mese il SarsCoV-2 ha tenuto in pugno la Sardegna: i ricoveri in ospedale sono più che raddoppiati passando dai 192 di inizio marzo ai 321 di ieri. Le terapie intensive sono raddoppiate da 25 a 50. Un mese fa in Sardegna si trovavano 90 nuovi contagiati al giorno su 3.500 tamponi, ieri sono stati 380 (cioè sono quadruplicati) su 8.000 test.
Come è stato possibile? Certo la Regione ha faticato a far partire le vaccinazioni specie ai suoi anziani. E, anche se nelle ultime settimane s'è svegliata, ieri ad esempio la Sardegna risultava aver protetto il 58% dei suoi novantenni contro il 69% della media nazionale. Non è tutto. Il professor Battiston la mette così: «Quando è entrata in fascia bianca la Sardegna aveva pochissimi contagi giornalieri ma aveva una serbatoio di 12.686 contagiati ufficiali e di qualche migliaio asintomatici. Questi contagiati, che erano un bell'esercito, col bianco hanno potuto accelerare facilmente la velocità di diffusione del Covid». Parole amare. Forse la fascia bianca è stata una illusione. Forse persino una pericolosa illusione. Che il virus si è divertito ad asfaltare con la perfidia che abbiamo imparato a conoscere nell'ultimo anno.
Ma il caso Sardegna segnala anche un tema di gestione complessiva dei numeri da parte delle autorità. Secondo Massimo Ciccozzi, direttore dell'Unità di Statistica medica dell'Università Campus Bio-medico di Roma: «Occorre sempre grande cautela e trasparenza nei passaggi di fascia delle Regioni. L'Rt infatti non è un parametro attendibile se viene usato da solo. In Regioni relativamente poco popolate o piccole, poi, l'Rt può subire variazioni molto forti. Anche il valore delle terapie intensive per quanto in aumento non è drammatico per la Sardegna poiché si ferma al 24% dei letti disponibili. Quindi, si, il caso Sardegna andrebbe studiato bene per ricavarne una lezione per tutti gli italiani».

Graziella Melina
Diodato Pirone
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Il Gazzettino