L'Unità, il giudice condanna lo Stato Alle banche garanzie per 86 milioni

L'Unità, il giudice condanna lo Stato Alle banche garanzie per 86 milioni
IL CONTENZIOSOMILANO Dopo 31 anni ritorna d'attualità il debito de l'Unità, il giornale dell'ex Pci fondato da Antonio Gramsci. I contribuenti dovranno pagare in tutto 86,1...

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IL CONTENZIOSO
MILANO Dopo 31 anni ritorna d'attualità il debito de l'Unità, il giornale dell'ex Pci fondato da Antonio Gramsci. I contribuenti dovranno pagare in tutto 86,1 milioni a Intesa Sanpaolo, Unicredit, Bnl, Banco Bpm per rimborsare una vecchia esposizione contratta dal quotidiano, a più riprese dal 1988 e accollata dai Ds, fondatore dell'Ulivo che assieme alla Margherita ha dato vita nel 2007 al Pd. Il 10 settembre il giudice Alfredo Maria Sacco del tribunale di Roma ha respinto i tre ricorsi-fotocopia della Presidenza del Consiglio, presentati dall'Avvocatura di Stato per opporsi ai decreti ingiuntivi presentati dagli istituti relativi al rimborso dei crediti utilizzando la garanzia dello Stato. In breve: il giudice ha autorizzato l'escussione della garanzia non per insolvenza ma per inadempimento del debitore.

Nel provvedimento si legge che il giudice riconosce «alla Presidenza del Consiglio il diritto di rilievo e/o regresso» condannando il legale pro tempore dell'Associazione denominata Democratici di Sinistra chiamata in causa ma contumace, a tenere indenne Palazzo Chigi «da ogni effetto patrimonialmente pregiudizievole conseguente alla presente decisione». In altre parole, Palazzo Chigi è chiamata a pagare ma potrà rivalersi sui Ds.
Naturalmente il provvedimento può essere impugnato. Comunque, per un'eredità del passato, governo e banche, loro malgrado, vengono a trovarsi su sponde opposte. In dettaglio Intesa deve rientrare di 35 milioni, Unicredit di 22 milioni, Banco Bpm di 14,7 milioni più 90 mila euro liquidati a parte per spese processuali, Bnl di 14 milioni. Nelle carte si legge che «le banche hanno chiesto più volte il pagamento del proprio credito, procedendo anche (con un modestissimo margine di soddisfazione) all'esecuzione coattiva».
DIVERSE INTERPRETAZIONI
Le banche ricorrenti, assistite dall'avvocato Girolamo Bongiorno, padre dell'ex ministro Giulia, si sono costituite insistendo per l'integrale conferma del titolo esecutivo e comunque «chiedendone la declaratoria di immediata e provvisoria esecutività».

Rosario Dimito
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino