L'ultima foto prima del volo mortale

L'ultima foto prima del volo mortale
L'INCIDENTECORTINA D'AMPEZZO (BELLUNO) È morto in un canale fra le rocce, sul monte Cristallo, sopra Cortina d'Ampezzo, mentre percorreva il sentiero attrezzato Ivano Dibona. Il...

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L'INCIDENTE
CORTINA D'AMPEZZO (BELLUNO) È morto in un canale fra le rocce, sul monte Cristallo, sopra Cortina d'Ampezzo, mentre percorreva il sentiero attrezzato Ivano Dibona. Il corpo di Robert Andrè Heinrich Greifenhagen, di 31 anni, giunto dalla Germania per avventurarsi sulle Dolomiti Ampezzane, è stato trovato ieri, a conclusione di una lunga e impegnativa operazione di soccorso, iniziata mercoledì sera alle 20, quando la moglie, che lo attendeva con i figli in albergo, non lo ha visto rientrare e non è più riuscita a contattarlo. Le squadre sono partite a piedi, come si faceva una volta, senza l'ausilio dell'elicottero, perché era già buio. I volontari civili del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico della stazione di Cortina, assieme ai militari del Sagf della Finanza e dei Carabinieri, delle due compagnie di Cortina, hanno percorso di notte tutto l'itinerario che l'escursionista tedesco poteva aver fatto.

LE IMMAGINI
Partito alle 5 di mattina dall'albergo dove alloggiava, il giovane ha inviato più volte immagini e messaggi alla compagna. Attorno a mezzogiorno è arrivata una fotografia dal rifugio Lorenzi, a quasi 3.000 metri, chiuso ormai da più di cinque anni; la moglie ha ricevuto un paio di messaggi successivi e poi basta. A quel punto, con il sistema di tracciatura del cellulare, ha visto che la posizione del telefono del marito non cambiava, dalle 14 in poi, e lo indicava tra il Vecio del Forame e Forcella Alta, dove c'è un canale molto scosceso. Le squadre di soccorritori hanno raggiunto la zona, gli uomini si sono calati per un tratto, poi hanno desistito, per ragioni di sicurezza, ma non è stato trovato il disperso.
IL RECUPERO
Ieri mattina, appena ha fatto giorno, ci si è messo anche il maltempo, la presenza di nebbia non ha potuto far decollare l'elicottero del Suem di Pieve di Cadore. Altri soccorritori sono pertanto saliti a piedi e si sono calati con le corde, per oltre cento metri, dove il tracciamento del cellulare del tedesco ne segnalava la probabile presenza. Hanno predisposto le calate nel punto sottostante il percorso attrezzato Ivano Dibona e hanno iniziato a scendere, ritrovando prima lo zaino, poi il corpo dell'uomo, senza vita, a circa 2.700 metri di quota. Dato il luogo in cui si trovava e le condizioni di scarsa visibilità, è stata complessa anche l'operazione di recupero della salma. Il giovane tedesco si aggiunge a una lista lunga di decessi in montagna, che quest'anno conta già una quarantina di vittime.
IL BILANCIO

Il tragico bilancio complessivo dei soccorsi e dei recuperi non c'è ancora, ma la percezione è di una tendenza all'aumento, rispetto agli anni passati. Già nel 2020 ci fu un forte incremento: soltanto da gennaio ad agosto ci furono nelle Dolomiti Bellunesi 650 interventi di soccorso, rispetto a 615 del 2019. Va rilevato però che sino a maggio non era consentito muoversi da casa. I decessi furono 34, rispetto ai 23 del 2019. Una delle prime cause del maggior numero di incidenti e di interventi di soccorso deriva dalla crescente frequentazione della montagna, dove sale anche gente impreparata. I responsabili del Cnsas riferiscono che oltre un terzo delle uscite delle squadre di soccorso è indirizzata a persone esauste, oppure che hanno perso l'orientamento. Ci sono escursionisti che non sanno valutare bene le loro competenze di base, non calcolano adeguatamente la lunghezza dell'itinerario che vogliono percorrere o la presenza di passaggi delicati, che possono ingenerare panico, per non parlare della carenza di attrezzatura ed equipaggiamento, a cominciare dalle calzature inadeguate.
Marco Dibona
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino