L'osteria Al Ponte di Massimo Bortoluzzi a Belluno parteciperà al falshmob

L'osteria Al Ponte di Massimo Bortoluzzi a Belluno parteciperà al falshmob
L'osteria Al Ponte di Massimo Bortoluzzi a Belluno parteciperà al falshmob di questa sera, aderendo a Veneto Imprese Unite. Si tratterà di una cena virtuale, quindi una protesta...

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L'osteria Al Ponte di Massimo Bortoluzzi a Belluno parteciperà al falshmob di questa sera, aderendo a Veneto Imprese Unite. Si tratterà di una cena virtuale, quindi una protesta pacifica senza violare le regole. E senza incorrere quindi in multe. «Una cena finta spiega il Bortoluzzi dell'osteria Al Ponte -. Non ci saranno però somministrazioni di bevande né di alimenti e la cassa rimarrà chiusa. Saranno accese le luci e la musica, la sala sarà preparata come in un giorno di apertura normale». Titolari e dipendenti (che non siano in cassa integrazione) simuleranno i clienti. Sarà una forma di protesa rivolta al governo contro la chiusura degli esercenti della ristorazione. L'obiettivo sarà dimostrare che il virus non ha orario, che se si può pranzare si può anche cenare in sicurezza. Come lui altri 15 locali tra Belluno e Valbelluna attueranno questa forma di protesta pacifica. Ieri Massimo Bortoluzzi era tra i 4 della delegazione di esercenti che è andata dal prefetto e gli ha consegnato le motivazioni di questa scelta. Alcuni stralci del documento con le richieste al prefetto sono molto significativi. «Le chiediamo di aiutarci a comprendere le ragioni per cui a noi ed ai nostri dipendenti viene impedito di lavorare da ormai dieci mesi - si legge -. Siamo a chiederle in particolare di poter conoscere quei dati scientifici in grado di individuare in maniera chiara ed inequivocabile i pubblici esercizi come luoghi ad alto rischio di diffusione del contagio e sulle cui basi sono stati emanati i Dpcm ed i decreti vessatori che ci hanno imposto un insostenibile periodo di chiusura». In particolare, gli esercenti si dicono «ansiosi di conoscere le evidenze scientifiche che consentono di imporre ai ristoranti la chiusura a cena, ma non a pranzo, anche in quelle zone in cui è ufficialmente riconosciuto un basso indice di rischio contagi (zona gialla)». Un appello che riporta la disperazione di un'intera categoria che rischia di pagare un tributo altissimo alla crisi. «Se non ci sarà un drastica inversione di tendenza, nel 2021 migliaia di aziende si troveranno nell'impossibilità di far fronte a scadenze commerciali, tasse, imposte, oneri e contributi».

Federica Fant
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino