L'ostello di Ercolano sceglie di intitolarsi al boss Felice Maniero

L'ostello di Ercolano sceglie di intitolarsi al boss Felice Maniero
IL CASOERCOLANO D'accordo, il nome di battesimo si adattava perfettamente al gioco di parole, così come il suo viso sorridente. D'altra parte, il soprannome Faccia d'Angelo non...

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IL CASO
ERCOLANO D'accordo, il nome di battesimo si adattava perfettamente al gioco di parole, così come il suo viso sorridente. D'altra parte, il soprannome Faccia d'Angelo non gliel'avevano mica cucito addosso per caso. Che però il volto di Felice Maniero, immortalato nel giorno del suo arresto, finisse per diventare il brand di una struttura alberghiera, probabilmente non sarebbe riuscito a immaginarlo neppure l'ex boss della Mala del Brenta. Eppure, a Ercolano, quel viso stilizzato, sorriso a 32 denti e immancabile foulard, è comparso sull'insegna di un ostello in corso Resina, a pochissimi metri dall'ingresso storico del parco archeologico. Qui, da due mesi, la settecentesca villa Durante ospita l'«Hostello Felice», nei cui logo compare proprio Maniero. L'ex boss, recentemente, è tornato a far parlare di sé, per aver aiutato la finanza e la procura veneziana a far trovare il suo tesoro (tutto o in parte), custodito dal cognato Riccardo Di Cicco. Da collaboratore di giustizia, in passato aveva contribuito a far smantellare l'intera banda, ricostruendo per filo e per segno una ventina di omicidi, i percorsi delle tonnellate di eroina e cocaina che avevano inondato il Nord Italia negli anni 80 e quasi 300 rapine, ricordando i partecipanti quasi sempre diversi un colpo dall'altro le modalità, l'entità dei bottini, il numero di auto usate per i colpi, le armi utilizzate e i metodi di fuga. Proprio lui, per 20 anni a capo della più grossa organizzazione criminale del Nord Italia, fino a poche settimane fa compariva sui balconi di quell'ostello campano, in primo piano su degli striscioni oggi rimossi. All'unica insegna rimasta, sull'uscio dell'ostello, una scritta applicata dai proprietari sul volto dell'ex boss di Campolongo Maggiore: «censored».

LO SDEGNO DELLE ASSOCIAZIONI
A sollevare il caso sono state, in particolare, due realtà campane dell'anticamorra: Radio Siani e l'associazione Fai antiracket. «Non vogliamo sindacare in merito alla scelta della denominazione della struttura, ma semplicemente, con forza, prendiamo le distanze da un'immagine che non rappresenta il comune sentimento di noi ercolanesi. Ricordiamo è scritto in un documento comune - che i risultati fin qui ottenuti, nel contrastare le organizzazioni camorristiche, hanno richiesto giornate intere in aule di tribunale, che non possono essere messe in discussione con una immagine». Anche il sindaco di Ercolano, Ciro Buonajuto, ha espresso le sue perplessità: «Questa città ha pagato a caro prezzo anni e anni di malavita organizzata: qualsiasi richiamo ad essa va severamente condannato».
LA DIFESA DEI TITOLARI

I proprietari della struttura, Claudio Ciliberto e Vincenzo Sangiovanni, hanno annunciato che presto il logo sarà cambiato, sottolineando che «la scelta della foto è stata fatta perché rappresentasse il brand Hostello Felice, giocando sul duplice significato della parola felice e della faccia felice». Felice di fatto ma soprattutto di nome. I due gestori, però, assicurano di aver agito in buona fede e (cosa abbastanza sorprendente, a dire la verità) di non sapere a chi appartenesse quel faccione sorridente: «Affermare di voler legare la nostra immagine a quella di un criminale, soprattutto in un territorio dove si sprecano gli esempi di malavita - dicono - dimostra la totale miopia verso un gruppo di giovani che sta lavorando onestamente per proporre un'esperienza di viaggio tra le più apprezzate della regione, stando a tutte le ottime recensioni dei nostri clienti».
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Il Gazzettino