L'operazione baciata era illegittima: condannata la PopVi

L'operazione baciata era illegittima: condannata la PopVi
LA SENTENZATREVISO Mezzo milione di euro. È quanto chiedeva l'allora Popolare di Vicenza come saldo per una baciata. Ma un imprenditore trevigiano, che si è rifiutato di pagare...

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LA SENTENZA
TREVISO Mezzo milione di euro. È quanto chiedeva l'allora Popolare di Vicenza come saldo per una baciata. Ma un imprenditore trevigiano, che si è rifiutato di pagare quella cifra portando l'istituto di credito di fronte a un giudice, ha viste riconosciute le proprie ragioni. Difeso dall'avvocato Gabriele Dozzo dello studio Riscica, ha infatti vinto la causa, destinata a fare scuola: il tribunale ha infatti stabilito che l'imprenditore non alcun debito con la banca attualmente in liquidazione coatta amministrativa. Non si tratta del primo caso in assoluto che definisce nulle le operazioni baciate a livello normativo, ma è la prima volta che i legali dell'imprenditore ne hanno dimostrato la nullità a causa della mancanza autorizzazione da parte dell'assemblea.

LA VICENDA
La battaglia legale andava avanti da anni. La vicenda infatti nasce nel settembre 2014, quando l'imprenditore si ra recato in banca per cercare di vendere le proprie azioni e, con il ricavato, estinguere parte di uno dei tre mutui che aveva in essere con l'istituto di credito. La PopVi, non potendo rimettere sul mercato le azioni, gli propose un'operazione finanziariamente assistita per l'acquisto di altri titoli azionari per un importo di 500mila euro, che gli avrebbe erogato la stessa banca. Una classica operazione baciata. Il finanziamento per l'acquisto delle azioni è avvenuto attraverso l'apertura di credito in conto corrente della durata di un anno, che gli è stato concesso a un tasso di interesse simbolico dello 0,10%. Accordo che è stato sottosrcitto, tra l'altro, non presso una filiale della banca ma nell'azienda dell'imprenditore. Al termine dei 12 mesi la Popolare di Vicenza è tornata dall'uomo per battere cassa, ovvero chiedere il pagamento di quei 500mila euro. Ma i termini dell'accordo non erano minimamente quelli. Sentitosi raggirato, l'imprenditore ha deciso così di non pagare (se lo avesse fatto non avrebbe più rivisto un centesimo, ndr) e di denunciare la banca. Mossa azzeccata: il tribunale gli ha infatti dato ragione grazie alle argomentazioni portate dagli avvocati Dozzo e Riscica.

Giuliano Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino