PARIGI - Per «distruggere» l'Isis serve una «coalizione sempre più ampia» e un approccio che non sia solo militare ma passi anche per un forte lavoro diplomatico e...
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Renzi, dopo l'incontro istituzionale all'Eliseo si sposta alla Sorbona, la «culla» della cultura, dove studiava anche la vittima italiana del 13 novembre Valeria Solesin. Il premier italiano chiede un impegno solenne in memoria delle vittime: non rinunciare mai a vivere liberi. Ma non solo: Renzi esorta le comunità islamiche europee a «condannare senza ambiguità gli attentati», perché, dice, «la lotta contro il terrorismo non ammette defezioni». E invita l'Europa a «serrare i ranghi», evitando ulteriori «strappi». Ce ne sono già molti, assicura, con un accenno al rischio Brexit.
Ma il rischio maggiore, scandisce «è lo strappo tra le istituzioni e i cittadini». Il colloquio di primo mattino all'Eliseo con il presidente francese, in partenza per un delicatissimo faccia a faccia con Putin, dura più del previsto. Come ha già fatto durante gli incontri con Cameron prima e con Angela Merkel poi, Hollande invoca «un'azione militare comune» per sconfiggere l'Isis.
Esortazione alla quale il premier risponde affermando che l'Italia conferma tutti suoi impegni in ambito europeo. «Siamo impegnati a livello militare, in molti casi con la Francia, e penso al Libano ma non solo: anche all'Iraq, alla Siria, Afghanistan, Kosovo e Africa». L'Italia c'è insomma e per sconfiggere l'Isis bisogna lavorare a tutto tondo. A partire da un maggiore scambio delle informazioni di intelligence all'interno dell'Ue, vero tallone d'Achille emerso chiaramente dopo la tragedia di Parigi. «È la lezione più importante che si può trarre dagli attentati del 13 novembre», dice Renzi. La risposta dell'Europa agli attacchi del venerdì nero parigino è stata «dura», ma non basta. Senza uno scambio maggiore di informazioni, senza una collaborazione più forte tra gli Stati membri si rischia di non riuscire a contrastare adeguatamente un fenomeno che ha a disposizione molti strumenti, a partire dalle informazioni che corrono sul web.
E poi c'è la sfida culturale, la più difficile ma forse la più importante a lungo termine. E che fa ottenere al premier il plauso della ministra francese dell'Istruzione, Najat Vallaud-Belkacem: «Matteo ha ragione: la barbarie dei terroristi non si batte solo con gli interventi militari e la sicurezza, che sono comunque fondamentali, ma anche attraverso la scuola, l'università e la cultura». E allora, ripete il premier, per ogni euro investito in sicurezza ce ne vuole uno investito in cultura. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino