L'INTERVISTA TREVISO «Siamo tutti contenti per il crollo dei casi di positività

L'INTERVISTA TREVISO «Siamo tutti contenti per il crollo dei casi di positività
L'INTERVISTATREVISO «Siamo tutti contenti per il crollo dei casi di positività al coronavirus. Ma andamenti così repentini non possono essere spiegati solo con la zona...

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L'INTERVISTA
TREVISO «Siamo tutti contenti per il crollo dei casi di positività al coronavirus. Ma andamenti così repentini non possono essere spiegati solo con la zona arancione e con il rispetto delle misure di prevenzione da parte dei cittadini, che hanno sicuramente il loro peso. Dobbiamo però studiare il virus per capire se è cambiato qualcosa. Sappiamo che muta in modo importante: a volte le mutazioni portano vantaggi all'uomo e svantaggi allo stesso virus, a volte il contrario. Non siamo ancora tranquilli». Roberto Rigoli, direttore del centro di Microbiologia di Treviso e coordinatore di tutti e 14 i laboratori del Veneto, resta con la guardia alta. L'epidemia sta rallentando. Ieri nella Marca sono emersi 228 nuovi contagi. Di contro, sono sempre meno i trevigiani attualmente alle prese con l'infezione. Si è scesi sotto quota 5mila (-433 in un solo giorno). Anche gli ospedali si stanno alleggerendo. Ad oggi sono 372 i pazienti Covid positivi ricoverati (37 in Terapia intensiva). Un calo che purtroppo non si vede ancora per i lutti. L'ultimo aggiornamento del bollettino regionale ha registrato 24 nuovi decessi nella Marca. Salgono così a 1.229 le persone che hanno perso la vita in ormai undici mesi di epidemia.

Dottor Rigoli, qual è l'atteggiamento davanti a un calo così consistente dei casi positivi? «Siamo contenti, ma restano delle perplessità. È sempre più importante sequenziare il virus: alcune mutazioni possono renderlo più infettante, altre meno. Nei laboratori non ci rilassiamo mai. Abbiamo imparato che anche dopo un crollo può esserci una ripresa. A livello psicologico non riusciamo a essere completamente felici».
La preoccupa l'idea che a febbraio riaprano le scuole superiori?
«Sarà un test preciso per vedere se la curva dei contagi tornerà a crescere. A quel punto potremo fare due più due».
I sindacati del mondo della scuola dicono che se gli insegnanti verranno vaccinati contro il Covid solo poco prima dell'inizio della pausa estiva si rischia di non sfruttare la protezione al massimo.
«Ho dei dubbi che la protezione duri così poco. Lo vedremo con il passare dei mesi. Faremo delle analisi a campione sulle persone vaccinate a gennaio: vedremo ad esempio se e quanti anticorpi avranno a giugno».
Teme che il taglio delle forniture di Pfizer possa far saltare non solo nuove vaccinazioni anti-Covid ma anche i richiami?
«L'obiettivo è arrivare il più presto possibile a una copertura del 65% tra la popolazione. I tagli potrebbero rallentare le operazioni. Quando in futuro le persone saranno vaccinate, poi, bisognerà fare i test sui sintomatici e sequenziare immediatamente il ceppo, in modo da scongiurare il rischio che arrivi una variante non coperta dal vaccino».
La pressione a livello sociale ed economico è sempre più alta, sia nel mondo della scuola che in quello dei ristoratori e dei commercianti.
«Sono due le vie per non continuare a chiudere tutto: i vaccini e i test rapidi. Ormai tutta l'Europa è passata all'antigenico. Anche perché non si può pensare di procedere solo con la biologia molecolare».
A proposito, a che punto è la sperimentazione dei test fai-da-te?
«È un capitolo che potrà riguardare proprio i ristoratori e i commercianti. La sperimentazione è quasi finita. Abbiamo già testato circa 400 persone. E i risultati sono buoni. Nel giro di pochissimo invieremo i dati al Ministero per la procedura di certificazione. I prezzi, però, dovranno essere molto bassi. Test del genere non possono costare più di 2 o 3 euro. I produttori si devono mettere in testa che non possono guadagnare cifre stratosferiche con uno strumento di grande consumo».
La riduzione dei casi di Covid, intanto, sta permettendo alla Microbiologia di respirare dopo quasi un anno?

«Non ancora. Gli screening sul personale sanitario e sulle case di riposo restano elevatissimi. Potremo iniziare a respirare un po' quando le persone saranno vaccinate, dopo il richiamo. A quel punto non servirà monitorarle come oggi».
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino