L'INTERVISTA TREVISO Rompe il silenzio, Gian Lorenzo Marinese, presidente della

L'INTERVISTA TREVISO Rompe il silenzio, Gian Lorenzo Marinese, presidente della
L'INTERVISTATREVISO Rompe il silenzio, Gian Lorenzo Marinese, presidente della Nova Facility, la società che gestisce l'ex caserma Serena a Dosson di Casier. ...

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L'INTERVISTA
TREVISO Rompe il silenzio, Gian Lorenzo Marinese, presidente della Nova Facility, la società che gestisce l'ex caserma Serena a Dosson di Casier.

Dall'esplosione del maxi focolaio, i 133 positivi al Covid 19, aveva scelto di non aggiungersi al dibattito, anche duro, sul virus al centro di accoglienza per richiedenti asilo. Ora che i positivi sono diventati 244, tra ospiti e operatori, e soprattutto adesso che piovono accuse sulla gestione della struttura, dice telegrafico: «Oggi parlo».
Marinese, come replica alle accuse alla sua gestione?
«Non sono abituato a replicare alla politica, non lo faccio neanche questa volta, intendo solo raccontare i fatti. Il 10 e l'11 giugno trovano i primi due positivi, vengono fatti i tamponi a tutti, risultano tutti negativi, quindi dopo otto giorni di quarantena, senza fare ulteriori tamponi, l'ex caserma viene dichiarata covid free. Adesso, a distanza di poco più di un mese, ci troviamo oltre duecento casi di positività all'interno, dovete pensare che è positivo anche un mio dipendente che erano tre settimane che non era in struttura perché era in ferie».
Quindi secondo lei i casi di giugno e quelli di luglio sono collegati. Ma come mai non è stato possibile far osservare agli ospiti le regole anticontagio?
«La questione delle etnie non c'entra, il problema non è che i ragazzi si mischiano in base alle etnie. È una cosa superata, sono tutti lì da anni, ci sono amicizie che vanno oltre il Paese di appartenenza. Il problema è un altro. Sempre a giugno ci furono una decina di ospiti che sequestrarono medici dell'Usl e nostri dipendenti, quegli ospiti, nonostante denunce e segnalazioni, non sono mai stati allontanati dalla struttura. Ecco, quegli ospiti sono gli stessi che in questi giorni ci stanno rendendo molto difficile il lavoro. Stanno addirittura schernendo quelli che voglio isolarsi, stanno schernendo quelli che si mettono la mascherina, rendendo di fatto impossibile ogni tentativo di separazione».
La magistratura, secondo lei, avrebbe dovuto disporne l'allontanamento quindi
«Sicuramente quei signori che si sono resi responsabili di fatti gravissimi io non avrei più voluto averli all'interno della struttura. Oggi sono quelli che ci rendono impossibile il lavoro. Dovevano essere puniti per i loro comportamenti, non si può consentire a dei soggetti di sequestrare qualcuno, soprattutto dei medici nello svolgimento delle loro funzioni».
Cosa si aspetta ora?
«A questo punto mi aspetto che la pandemia finisca, che la situazione di difficoltà all'interno della struttura si risolva. Essendo praticamente tutti positivizzati, aspettiamo che si negativizzino e che finisca questa brutta vicenda».
Cosa si sente di dire a chi, soprattutto nella Lega, invoca lo smantellamento del centro di accoglienza?
«Come ho già detto, non replico alla politica. Questa struttura è stata fondamentale per tanti anni a tutto il territorio, ha consentito di accogliere migliaia di persone senza creare disagi, a differenza di altre realtà nazionali. Quando non servirà più verrà chiusa. Come ha detto qualcuno, come tutti i fenomeni umani avrà un inizio e anche una fine».
Ha sentito le autorità trevigiane in queste ore, la prefettura, avete previsto un confronto?
«Chiunque mi chieda informazioni gliele fornisco, le direttive che mi vengono date le seguo. Abbiamo confronti costanti con istituzioni, e ringrazio innanzitutto l'azienda sanitaria per esserci accanto».
Si poteva fare di più?

«Io credo che tutti i giorni si debba cercare di capire quali sono i propri errori. Io sono uno di quelli che si interroga giornalmente sui propri sbagli. Quello che posso dire con certezza è che ci impegniamo tanto e non lasciamo nulla di intentato. Abbiamo seguito sempre scrupolosamente leggi e regolamenti».
Lina Paronetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino