L'INTERVISTA Buon compleanno Prosecco (Superiore). Cinquant'anni anni di denominazione

L'INTERVISTA Buon compleanno Prosecco (Superiore). Cinquant'anni anni di denominazione
L'INTERVISTABuon compleanno Prosecco (Superiore). Cinquant'anni anni di denominazione che hanno cambiato la vita di queste colline. Una ricorrenza tutta da festeggiare nelle...

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L'INTERVISTA
Buon compleanno Prosecco (Superiore). Cinquant'anni anni di denominazione che hanno cambiato la vita di queste colline. Una ricorrenza tutta da festeggiare nelle parole di Innocente Nardi, presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Docg. Se dovesse scrivere un biglietto di auguri al ProseccoSuperiore cosa ci metterebbe?

«Gli augurerei di mantenersi sempre così fresco e giovane. Buon compleanno ad un vino che piace a tutti, ed è l'orgoglio del nostro territorio».
I grandi vecchi esortano: «Non chiamatelo prosecco». Il nome è un problema?
«Chi conosce concretamente il mondo prosecco e i territori di produzione identifica questo vino come Conegliano Valdobbiadene. Ma chi si avvicina al prosecco senza conoscere l'Italia e le zone di produzione, identifica tutto come prosecco. Ma deve iniziare a capire che c'è prosecco e prosecco superiore».
Qual è secondo lei la chiave del successo di questo vino?
«Il Prosecco Superiore non ti sovrasta ed è rispettoso del cibo. Il rispetto, soprattutto di questi tempi, è un bel concetto».
Con cosa non deve essere confuso il Prosecco Superiore?
«Con un vino a basso costo. Il prosecco superiore non può essere confuso col prosecco. È un paradosso ma è così perché noi rappresentiamo la cru dell'eccellenza».
Qual è il mercato più interessante oggi?
«Un mercato che non ci aspettavamo sono gli Stati Uniti: hanno potenzialità enormi. Noi oggi esportiamo 5 milioni di bottiglie».
Perché gli americani iniziano ad amare il Prosecco Superiore?
«È una bollicina, crea informalità e piacere. In questo senso interpreta perfettamente il loro spirito. Inoltre è un made in Italy e loro ne vanno pazzi. Poi ha l'ecletticità giusta per adattarsi a qualsiasi momento della giornata. Lo sentono un vino easy come loro».
Unesco e territorio. Sarà la volta buona?
«Abbiamo messo diverse bottiglie in fresca per l'occasione! Questa volta è l'occasione. O adesso o mai più, credo che ci siano tutte le condizioni. I rappresentanti del governo italiano e il presidente Zaia stanno impegnandosi in maniera massima e lodevole. Siamo consapevoli di avere un territorio unico. Ma l'Unesco non sarà l'unica soluzione. Alla tutela di questo patrimonio pensiamo prima di tutto noi».
Che regalo vorreste fare al Prosecco Superiore come Consorzio di tutela Docg?
«Il miglior regalo è la riconoscenza verso chi ha dedicato la vita a questo territorio, la consapevolezza di aver ricevuto dall'alto un tesoro e nello stesso tempo il sacrificio di continuare sul solco tracciato dai nostri padri. Il che significa anche investire senza pretendere di fare solo di business».
Questione sostenibilità: avremo altri vigneti?
«Assolutamente no. All'unanimità abbiamo già approvato il blocco di iscrizione di nuovi impianti dal 1. agosto 2019».
Mitigazione: come dovrà cambiare il paesaggio?
«Il paesaggio non deve tornare ad una ruralità antistorica. Ma nei 15 comuni credo che il problema non si ponga, buona parte del nostro territorio è stato riconosciuto come paesaggio agrario storico dal Ministero nel 2016. Il territorio va tutelato e va protetto. È oggi necessario adottare delle misure di tutela e regolamentazione: ma la bellezza è dinamica. Ben vengano anche interventi 2.0 a patto che ci sia armonia. E questo concetto ingloba dalla cartellonistica alle insegne, ai parcheggi».
Cosa chiedono i turisti a questo territorio?

«Di vivere un'emozione personale, vogliono conoscere queste 3.300 famiglie che lavorano nelle vigne, capirne la storia. Poi chiedono servizi di mobilità alternativa ed esperienze culturali».
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino