L'INTERVENTO

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La delibera del 16 giugno scorso con cui il Comune ha modificato le norme sui cambio di destinazion e d'uso degli edifici del centro storico (la cosiddetta norma blocca hotel) mi preoccupa. A preoccuparmi è soprattutto un aspetto. Quale?

Beh, sappiate che quello che l'amministrazione comunale riceve, da quando la Variante al piano regolatore generale (VPRG) del 1999 è in vigore, non sono richieste di cambi di destinazione d'uso così formulate. No, quelle sono quasi un automatismo, frutto delle norme scellerate di quella VPRG per Venezia. Ciò che il Comune di Venezia riceve e quasi sempre concede sono richieste di cambio di classificazione tipologica degli immobili. Voi, giustamente, direte: e che è sta roba?
La VPRG del 1999 classifica gli immobili nella città antica (dicitura non mia, ma della norma, per indicare la Venezia d'acqua, così ci capiamo) secondo diverse tipologie: Unità edilizia di base residenziale ottocentesca originaria (tipo O), Unità edilizia novecentesca integrata nel contesto (tipo Nr), tanto per fare due esempi random. Poi, ciascun tipo di immobile ha una serie di destinazioni d'uso compatibili (per chi volesse, basta guardare la parte III di ciascuna scheda tipologica nell'Appendice 1 alla VPRG), siano esse abitazioni, artigianato, esercizi commerciali, uffici privati, ma anche strutture alberghiere o extralberghiere (hotel, b&b, ecc.).
Ebbene, se io possiedo un immobile classificato con una tipologia che non prevede la destinazione d'uso ricettiva, posso presentare al Comune una documentazione per cui dimostro che il mio immobile invece dovrebbe essere classificato in altro modo. E se riesco a infilarmi in questo fantastico mondo di 63 (sessantatre!) tipi, giustificando la mia richiesta, il Comune mi modificherà la classificazione tipologica del mio immobile. E se la classificazione tipologica del mio immobile, fatalità, ora prevede la destinazione d'uso a ricettivo tra quelle compatibili, l'Amministrazione comunale, con un quasi automatismo, badate bene, con un quasi automatismo, mi consentirà questo cambio di destinazione d'uso. E io potrò fare un albergo o certamente far salire di valore il mio immobile.
Ora, le norme tecniche della VPRG del 1999 hanno concesso questa scappatoia, legale (ripeto: legale, chi l'ha usata ha operato nel solco delle regole). Ma la famosa delibera del 16 giugno 2017, quella per cui l'assessore all'Urbanistica disse «Sapevamo di scontentare qualcuno, ma è la città che da tempo chiede un intervento per limitare le trasformazioni e i cambi d'uso», non interviene su questo perverso sistema, modificando le regole di competenza comunale. Applica un freno a posteriori alle sue norme del 1999, che restano in vigore.
Invece, il momento per fare delle regole nuove sarebbe quello propizio: la Giunta sta scrivendo il Piano degli Interventi (ve lo ricordate, quello che deve mettere in atto le norme generali del Pat, tra cui l'obiettivo di salvaguardia della funzione della residenza stabile?) e il PI è lo strumento in cui si potrebbe e dovrebbe svincolare il legame tra classificazione tipologica degli immobili e destinazione d'uso degli stessi. Come richiesto il 31 marzo 2017 da 58 firmatari di una proposta redatta soprattutto da Giuliana Domestici ma anche dal sottoscritto, protocollata in Comune e che ad ora come risposta ha ricevuto solo il silenzio.

Considerate, tanto per dirne una, che se si cambiassero le norme attraverso il PI, scatterebbe una clausola di salvaguardia per cui tutte le richieste di cambi d'uso ricevute dal Comune ma non ancora vagliate sarebbero sospese, per poterle valutare con le nuove regole. Questo invece non accade con la modifica deliberata il 16 giugno 2017 dal Consiglio comunale, in quanto contiene soltanto varianti di norme preesistenti. Tanto che 18 richieste di cambio di destinazione d'uso sono state consegnate di tutta fretta al Comune proprio i pochi giorni prima dell'approvazione. Da privati che temevano di restare ingarbugliati in questa modifica. Il che fa sospettare che i ricorsi, da parte di privati, ci saranno.
*Generazione90
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Il Gazzettino