L'inno alla vita dall'Europa all'America

L'inno alla vita dall'Europa all'America
Il menu poetico di ieri di Colophonarte, ha spaziato dall'Europa all'America con versi di poeti che hanno indagato acutamente il mistero della vita e della morte. Il turco Nazim...

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Il menu poetico di ieri di Colophonarte, ha spaziato dall'Europa all'America con versi di poeti che hanno indagato acutamente il mistero della vita e della morte. Il turco Nazim Hikmet, nel suo inno Alla vita del 1948, sostiene che «la vita non è uno scherzo,/ prendila sul serio/ / senza aspettarti nulla dal di fuori o nell'al di là». Perciò è inutile farsi tante domande sulla vita e sul suo senso, è preferibile viverla seriamente, ovvero impegnarsi a fondo nella propria missione, per il bene di se stessi e degli altri, fino alla vecchiaia che va affrontata con coraggio e vissuta con semplicità perché è in ciò che prende origine il bello della vita e «perché non crederai alla morte/pur temendola,/e la vita peserà di più sulla bilancia». Di Attilio Bertolucci La cavatrice di patate, da Viaggio d'inverno del 1971, porta il poeta con la memoria sui colli natii dell'Appennino Parmense dove una cieca raccoglitrice è da lui invitata a non desistere dalla sua mansione anche «se il giorno dura a lungo», ovvero la fatica del vivere accomuna tutti in un abbraccio che li confonde nella piana e sul colle. Infine lo statunitense Thomas Stearns Eliot, scomparso nel 1965, i cui versi sono stati affidati ancora una volta alla voce dell'attore Remo Girone. Tratta da La terra desolata del 1922, la lirica Morte per acqua narra di Fleba, pescatore fenicio morto da quindici giorni, uscito per andare a pescare e in mare lasciò la vita. Forse vi è un collegamento con l'Ulisse dantesco che James Joyce immaginò ispirato da un'antica leggenda di un marinaio fenicio, per l'appunto. Nei gorghi del mare Fleba, che un tempo è stato bello e ben fatto, è annegato dopo una vita vissuta secondo guadagno e perdita. È forse un'ammonizione a chi legge gentile o giudeo: è facile perdersi nei gorghi della vita che spesso spolpano le ossa in sussurri e pongono fine all'esistenza.

Dino Bridda
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Il Gazzettino