L'INCONTRO TRIESTE «Le Regioni hanno solo facoltà di adottare, attraverso

L'INCONTRO TRIESTE «Le Regioni hanno solo facoltà di adottare, attraverso
L'INCONTROTRIESTE «Le Regioni hanno solo facoltà di adottare, attraverso ordinanze, misure più restrittive ma non di allentare le disposizioni dell'Esecutivo nazionale». È il...

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L'INCONTRO
TRIESTE «Le Regioni hanno solo facoltà di adottare, attraverso ordinanze, misure più restrittive ma non di allentare le disposizioni dell'Esecutivo nazionale». È il concetto cardine che il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, ha posto ieri nell'incontro che, insieme al vice presidente Riccardo Riccardi e agli assessori Sergio Bini e Barbara Zilli, ha avuto in videoconferenza con i vertici delle associazioni delle categorie economiche del Friuli Venezia Giulia. La puntualizzazione si posta tra le sollecitazioni che la base produttiva, soprattutto industriale, sta mandando alle istituzioni per la ripartenza, dopo il fermo produttivo imposto con il decreto governativo che ha bloccato buona parte delle attività tra il 23 e 25 marzo. La cosiddetta «fase 2», ovvero l'inizio di un riavvio della vita pre virus, è stata tuttavia uno dei temi centrali del confronto, tanto che il presidente ha ribadito che «è necessario un coordinamento regionale in vista della riapertura delle attività produttive e un confronto con le organizzazioni sindacali». Un aspetto su cui si è soffermato anche l'assessore alle Attività produttive, Bini, per il quale «è imprescindibile un patto tra Regione, industriali e sindacati» per delineare il riavvio, attendendo le decisioni del Governo al riguardo. In sostanza, si prospetta un «protocollo condiviso per la gestione della riapertura», per come lo sintetizza l'assessore, con a tema la sicurezza dei lavoratori.

CHI PARTE
Resta però da capire chi riparte per primo. «Dobbiamo concentrarci su alcune priorità che intercettano le peculiarità regionali e una di queste ha sostenuto Bini è la nostra vocazione all'export. Se non la rifacciamo decollare, rimaniamo esclusi dal mercato internazionale. Perciò, dobbiamo individuare le filiere strategiche». A seguire potrebbero riaprire «le realtà che possono lavorare in massima parte in smart working». Più lento e lontano il riavvio per le attività in cui la vicinanza delle persone è inevitabile, «come i bar». Il tavolo di confronto sarà permanente al fine di una «exit-strategy», come l'ha definita il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti e per la quale «decisioni saranno obbligatoriamente assunte nelle prossime ore». Il presidente pordenonese ha sostenuto che «dev'esser chiaro a tutti che questa partita si vince solo se giocata insieme, con una visione a trecentosessanta gradi e non certo nel rivendicare, ciascuno per proprio interesse, le necessità di questo o quell'orticello».
IL PROTOCOLLO

Ha condiviso «l'immediata» necessità di definire un protocollo per la «fase 2, ovvero la ripartenza», la presidente degli industriali udinesi Anna Mareschi Danieli ma, rispetto alle priorità ha precisato che «deve poter riaprire chi garantisce il rigoroso rispetto del protocollo anticontagio, indipendentemente dal settore merceologico o dalla filiera». Quanto alle misure di sostegno per le aziende, chiarito che occorre un «confronto sull'assegnazione delle risorse da non distribuire a pioggia», Bini ha spiegato che «la Regione sta concentrando l'attenzione sulla semplificazione di tutti gli strumenti a disposizione; è in corso una ricognizione su tutti i fondi di rotazione per fare in modo che, attraverso una semplice autocertifcazione, l'impresa danneggiata dall'emergenza possa avere accesso al credito». Inoltre, sono «già disponibili per le aziende circa 68 milioni fra fondi dei Centri fondi dei Centri di assistenza tecnica e delle Camere di commercio» e «con il posticipo del pagamento dei mutui, tramite il sistema del Frie, metteremo in circolo circa 200 milioni».
Antonella Lanfrit
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Il Gazzettino