L'inchiesta Veneto Banca

L'inchiesta Veneto Banca
IN TRIBUNALEROMA Un occhio al telefonino e uno al computer, in attesa che sulla rete esca qualche notizia. Per ex clienti, ex obbligazionisti subordinati e ex azionisti di Veneto...

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IN TRIBUNALE
ROMA Un occhio al telefonino e uno al computer, in attesa che sulla rete esca qualche notizia. Per ex clienti, ex obbligazionisti subordinati e ex azionisti di Veneto Banca sono state ore di passione: a Roma, il giudice Lorenzo Ferri stava esaminando il caso Veneto Banca. L'udienza preliminare nella quale Consoli, Trinca e altre 9 persone sono chiamati a rispondere di ostacolo all'attività di vigilanza (che poi ha determinato il crac). Sono da poco passate le 11 quando le agenzie diffondo i primi lanci: si va all'11 dicembre. In aula ci sono anche gli avvocati Sergio Calvetti e Luigi Fadalti. In due rappresentano la quasi totalità dei trevigiani che ci hanno rimesso tutto o quasi dal tracollo della Popolare di Montebelluna. Sono quelli che gli accordi previsti dal decreto salva-banche, firmato da Governo e Intesa S. Paolo, tengono fuori dalla possibilità di vedersi risarcire senza dover ricorrere agli avvocati.

SENZA TUTELE
Storie di persone vittime di Veneto Banca: dalle loro tasche l'Istituto raccolse i soldi per le capitalizzazioni, per coprire le perdite (crediti deteriorati) e passare gli stress test di Banca d'Italia e Bce. Vicende in cui si ritrovano i tanti e non sempre ortodossi modi che sarebbero stati usati dai dipendenti della Popolare per convincere a comprare titoli, poi diventati spazzatura. Intorno alle 11,30 il risultato dell'udienza preliminare.
PARTI CIVILI
I cavilli delle difese hanno fatto slittare la discussione sulla costituzione di parte civile di oltre 4mila clienti. Schermaglie che gli avvocati conoscono bene, ma che lasciano l'amaro in bocca a chi sperava che qualche cosa iniziasse a muoversi. «Certo che le difese ci hanno provato - dice l'avvocato Calvetti - ma si sono trovate di fronte un giudice risoluto. Ne abbiamo ricavato una ottima impressione, la stessa calendarizzazione delle udienze, da qui al 9 marzo, è un segnale che non c'è voglia di perdere tempo». La moltitudine degli arrabbiati rappresentata da Calvetti conta più di 3mila tra ex clienti, ex azionisti e obbligazionisti. Dentro c'è di tutto: l'imprenditore esposto con i fidi ma che si sente a credito per la fregatura delle azioni, il dipendente che nel falò di quelle azioni ha visto andare in fumo i risparmi, quelli traditi dal cugino, dal cognato, dall'amico, in un intreccio di ruoli e rapporti all'interno di una comunità territoriale, vittima e carnefice vicini di casa, che viveva Veneto Banca come un punto di riferimento. La Banca, con tutte le maiuscole possibili.
SGUARDO AL FUTURO

Per raccontare degli sviluppi dell'udienza che, tappa dopo tappa, dovrebbe concludersi il 9 marzo, con la decisione del giudice, Calvetti ha deciso di non inviare più mail ai suoi clienti. Farà invece dei video, che pubblicherà sul sito internet dello studio. Per dire cosa? «Innanzitutto che ieri è stato chiesto al giudice di accertare se Intesa San Paolo sia o meno responsabile nei confronti di questi clienti - risponde - cioè gli unici debiti di cui non vuole saperne, come è stato scritto negli accordi con il governo. È però una violazione del diritto bancario - conclude Calvetti -. Voglio proprio vedere come andrà a finire». Per ora è un nulla di fatto. E c'è chi la notte continua a dormire male.
Denis Barea
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino