L'INCHIESTA BELLUNO «Scuola usata per compiti che non sono suoi». Insorgono

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L'INCHIESTA

BELLUNO «Scuola usata per compiti che non sono suoi». Insorgono i sindacati scuola, dopo la notizia data dal Ministero della Salute dei 30 presidi bellunesi indagati per non aver segnalato le anomalie nelle autocertificazioni dei genitori no-vax. Quello era l'ultimo capitolo della maxi-indagine iniziata nell'ottobre del 2018 e coordinata dal procuratore di Belluno, Paolo Luca, con delega ai carabinieri del Nas di Treviso (competenti su Belluno). I militari passarono al setaccio uno ad uno, gli atti presentati agli uffici scolastici per le iscrizioni con cui i genitori dichiaravano che il loro figlio era in regola con gli obblighi vaccinali. Ma in tanti mentirono e ora sono nei guai i dirigenti scolastici di scuole pubbliche e legali rappresentanti di scuole private dell'infanzia per omissione di atti d'ufficio. In una nota le segretarie regionali dei sindacati scuola Marta Viotto (Flc Cgil), Sandra Biolo (Cisl Scuola) e Daniela Avanzi (Snals) affermano: «Ancora una volta non possiamo che sottolineare l'incongruenza di una norma che utilizza un luogo educativo come la scuola per controllare il rispetto delle regole della salute pubblica, accollando a figure responsabili di servizi educativi funzioni regolative estranee al servizio scolastico». «O un'incongruenza e un'ingiustizia - proseguono i sindacati - prevedere l'allontanamento dai servizi educativi per i piccoli e una multa per i più grandi, come se il servizio educativo 0-6 fosse un vezzo genitoriale e non un diritto per il minore in crescita. La scuola è il luogo educativo per eccellenza, luogo di confronto e di dialogo, e non può essere trasformato in un terreno di conflitto su un tema di natura sanitaria per nessuna ragione. Ci auguriamo che la regione Veneto con i relativi assessorati coinvolti si attivi prontamente per trovare le soluzioni più idonee - conclude la nota - anche attraverso una interlocuzione franca e aperta tra istituzioni e soggetti interessati». Anche il provveditore bellunese, Massimiliano Salvador afferma: «I presidi hanno sulle spalle molte incombenze e lavori da fare e a fronte poi di un personale delle scuole che è sempre più risicato è difficile adempiere a tutti i controlli. Questo non toglie che sia un'attività doverosa e dovuta, perché si tratta della tutela della salute dei bimbi. Sappiamo infine che nel reato ipotizzato è richiesto l'elemento psicologico, il dolo generico e dimostrarlo sarà compito della magistratura».

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Il Gazzettino