L'ex De Anna: bene, ma eleggiamo solo il presidente

L'ex De Anna: bene, ma eleggiamo solo il presidente
L'ALTERNATIVAPORDENONE «Avevo più volte provato a sottoporla alla discussione in Consiglio regionale tra il 2013 e il 2014 quando si abolirono le Province istituendo quel mostro...

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L'ALTERNATIVA
PORDENONE «Avevo più volte provato a sottoporla alla discussione in Consiglio regionale tra il 2013 e il 2014 quando si abolirono le Province istituendo quel mostro amministrativo che si sono dimostrate le Uti. Ma è stato tutto inutile. La vera riforma delle Province avrebbe dovuto prendere in considerazione l'ipotesi di mantenere un ente di area vasta con l'elezione diretta del presidente, per dotarlo della necessaria leadership anche nei rapporti istituzionali con gli atri enti, e con un'assemblea di soli sindaci. In questo modo si sarebbe evitato un Consiglio e una Giunta prettamente politici, portando fuori dall'ente gli interessi partititi e mantenendo solo gli interessi territoriali». Elio De Anna - consigliere regionale di Forza Italia all'opposizione della giunta Serrachiani, da un po' distante dalla politica attiva - ha guidato la Provincia di Pordenone dal 1999 al 2008. Per due volte è stato eletto dai cittadini.

Quindi lei è contrario alla proposta dell'attuale giunta regionale che prevede le Province Speciali, ma di fatto uguali a prima?
«È un bene che si riporti un ente di area vasta nel Friuli occidentale. Il nostro è un territorio singolare: i cosiddetti mandamenti di Sacile, Maniago, Spilimbergo e San Vito si sono sempre riconosciuti in un ente superiore, come era appunto la Provincia. Non si sono mai riconosciuti, invece, nel capoluogo Pordenone. Per questo ritengo ancora necessario un ente territoriale che si occupi di viabilità, scuole, trasporto pubblico locale e ambiente».
Ma secondo lei dovrebbe essere elettivo?
«È qui la differenza. Io credo che solo il presidente debba avere l'investitura popolare, quella forza che gli consentirebbe di parlare all'intero territorio e di dialogare anche con le altre istituzioni, dai sindaci, alla Regione al governo. Non dovrebbero più esserci né una giunta né un Consiglio formati da politici. Nell'assemblea, con il presidente, dovrebbero sedere soltanto i sindaci. Solo così la politica partitica resterebbe fuori e a prevalere sarebbero gli esclusivi interessi territoriali».
C'è però chi dice che i consiglieri dovrebbero rispondere agli elettori.
«Faccio un esempio storico per fare capire come un'assemblea di soli sindaci garantirebbe al presidente eletto di evitare la sindrome del si faccia, ma non nel mio cortile. Sulla circonvallazione di San Martino di Campagna ci fu una battaglia politica furibonda, fino a fare cadere l'allora sindaco di Aviano. Se un'opera, come per esempio, la Sequals-Gemona è ritenuta necessaria per l'intero territorio devono essere il presidente e i sindaci a deciderlo. Non i consiglieri politici che inevitabilmente sono condizionati dai voti dei loro territori».
Lei era in minoranza in Regione quando passò la legge che abolì le Province. Come andò?

«Io ero contrario all'abolizione e allora non partecipai al voto. Ma ebbi modo di dire, in tempi non sospetti, agli allora assessori Panontin e Bolzonello che qualche responsabilità su ciò che è accaduto ce l'hanno, che ci sarebbe stato un giorno in cui tutto quello che stavano approvando sarebbe stato messo in discussione. Avevo detto loro che si sarebbe dovuto rimettere sicuramente mano. Ecco, ci siamo».
d.l.
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Il Gazzettino