L'ex BpVi vuol bloccare i beni di Zonin

L'ex BpVi vuol bloccare i beni di Zonin
LA SFIDAVICENZA La Banca Popolare di Vicenza in liquidazione coatta amministrativa ha fatto partire le prime azioni revocatorie verso gli ex vertici che negli anni a ridosso del...

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LA SFIDA
VICENZA La Banca Popolare di Vicenza in liquidazione coatta amministrativa ha fatto partire le prime azioni revocatorie verso gli ex vertici che negli anni a ridosso del crac dell'istituto berico avevano ceduto beni o si erano spossessati di asset che potrebbero essere oggetto di azioni risarcitorie da parte della banca stessa o dei soci che hanno visto crollare il valore delle azioni. La scorsa settimana, a quanto si apprende in ambienti giudiziari, quattro azioni revocatorie sono state depositate presso il Tribunale di Vicenza e sono in corso di notifica all'ex presidente, Gianni Zonin, e agli ex consiglieri Maria Carla Macola e Giuseppe Zigliotto.

I commissari liquidatori hanno anzitutto chiesto la revoca di due patti di famiglia con cui Zonin ha ceduto ai figli Domenico, Francesco e Michele la piena proprietà del 26,9% e i diritti di usufrutto sul 23% del capitale della Gianni Zonin Vineyards sas di Giovanni Zonin&C e il 38,5% della Zonin Giovanni S.a.s., holding dell'impero vitivinicolo dell'ex banchiere.
Un'altra revocatoria è stata notificata all'ex presidente di Confindustria Vicenza, Giuseppe Zigliotto, per il conferimento di un immobile in un fondo patrimoniale. Mentre due revocatorie sono state indirizzate all'ex consigliera Maria Carla Macola per i conferimenti delle quote nella società Turistica Partecipazioni, nella società Agricola Partecipazioni e nella Società agricola Bonsembiante di Maria Carla Macola & C.
Attraverso le revocatorie i commissari liquidatori (Fabrizio Viola, Giustino Di Cecco e Claudio Ferrario) puntano a ricostituire l'integrità del patrimonio degli ex vertici, così da permettere alla liquidazione, in caso di vittoria nelle azioni di responsabilità e risarcitorie, di veder soddisfatte almeno in parte le proprie pretese.
LA PROCURA
Un'azione contemporanea a quella della procura di Vicenza, ma con la quale non ha nulla a che vedere. La scorsa settimana infatti i magistrati avevano disposto il sequestro di 350mila euro a testa per cinque dei sette imputati nel processo sul crac della popolare vicentina, soldi che però non sono finalizzati a eventuali risarcimenti dei soci bensì a garantire il pagamento delle spese processuali e di giudizio. In entrambi i casi, però, è evidente la convinzione che le cessioni di beni e i passaggi di proprietà siano finalizzati a metterli al riparo da eventuali azioni risarcitorie. Anche se la cifra del crac è talmente alta che pur spogliando di tutte le proprietà i vertici dell'istituto si raccoglierebbe solo una minima parte dei soldi persi, è evidente il valore simbolico dell'azione.
LA DIFESA

I difensori di Gianni Zonin, gli avvocati Enrico Ambrosetti e Nerio Diodà, «prendendo atto delle revocatorie depositate dai commissari liquidatori di Banca Popolare di Vicenza nei confronti dei patti di famiglia sottoscritti, desiderano sottolineare come tali azioni non introducano elementi di particolare novità all'interno del quadro giudiziario, in quanto già rappresentate e annunciate in passato». A nome del proprio assistito i difensori «desiderano inoltre precisare come tali passaggi di quote non abbiano pregiudicato o alterato in alcun modo la posizione creditoria della Banca nei confronti di Gianni Zonin», aggiungono, confermando «la massima fiducia nel lavoro della magistratura e riconfermano l'assoluta disponibilità dell'assistito a chiarire la propria posizione e a fornire una ricostruzione accurata dei fatti accaduti, ribadendo quanto già dichiarato in passato, in sede processuale».
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Il Gazzettino