L'eventuale introduzione della quota 100 sulle pensioni non darebbe solo problemi di (in)sostenibilità finanziaria, ma soprattutto rischierebbe di cozzare con i cambiamenti in...
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Come descritto da un bel report di Swiss Re, leader mondiale della riassicurazione, gli over 65 raddoppieranno entro il 2050, passando dall'8,3% al 15,8% della popolazione planetaria. E se oggi ci sono 4,2 lavoratori per ogni over 65, nel 2035 si arriverà a 2,4. L'Italia, in questo, sta messa peggio di altri, perché è il secondo paese più vecchio dopo il Giappone, e se nel 1980 gli under 20 erano 17 milioni e gli over 60 solo 10, oggi la proporzione si è perfettamente rovesciata. Soprattutto, se nel 2018 ad ogni pensionato corrispondono tre lavoratori (non a caso l'aliquota contributiva è intorno al 33%), nel 2050 ce ne saranno solo 1,5. Inoltre, attualmente più di una pensione su quattro viene erogata da oltre 25 anni, che è il limite massimo della sostenibilità previdenziale. E una volta l'età di lavoro andava dai 15 ai 60 anni, oggi dai 18 ai 74.
Per questo da più parti, a cominciare dalla Commissione Ue, si chiedono politiche di active ageing, cioè formule come il part time in cui chi vuole può continuare a lavorare. L'Ape sociale era una misura che andava in questo senso, privilegiando la flessibilità in uscita e l'autonomia decisionale dell'individuo, ma scade nel 2018. Invece, la cosiddetta quota 100, almeno per come finora ci è stata presentata, sposa solo l'idea, non suffragata dai dati né dalle aspettative - le aziende stimano di assumere solo quattro giovani ogni dieci over 62 che si ritirano - per cui ad ogni lavoratore uscente ce ne sia automaticamente uno, o addirittura più di uno, entrante. E non è un tema solo occupazionale, ma anche di sostenibilità delle future pensioni. Perché chi va in quiescenza oggi ha un'anzianità contributiva mediamente così alta che servono almeno due giovani che comincino a pagare i contributi.
Tornando alla quota 100, il governo pensa di spendere solo 8 miliardi. Una stima assai ottimistica nel caso che, come ipotizzato, escano dal lavoro 160.000 lavoratori pubblici (una media di 28-29 mila euro di pensione annuale) e 240.000 privati (22-23 mila euro). Forse non si arriverà ai 100 miliardi ipotizzati dal presidente dell'Inps, Boeri, ma si va molto vicini. E se già oggi quella per la previdenza rappresenta il 16% della spesa complessiva, un domani che saremo tutti più vecchi, come pensiamo di fare? Non sarà il caso di valorizzare gli over-65 mantenendo loro un ruolo attivo nella società?
(twitter @ecisnetto)
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Il Gazzettino